Migranti, perché la nuova proposta dell’Europa sui migranti non basta all’Italia
Patto sui migranti, cosa cambia in Europa dopo proposta di von der Leyen
“Un nuovo inizio”: con queste parole ieri la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha presentato il nuovo Patto sui migranti, un accordo che nelle intenzioni dell’Europa dovrebbe rivoluzionare e migliorare la gestione del fenomeno migratorio. C’è grande curiosità, soprattutto in Italia, circa il superamento del regolamento di Dublino, quello cioè che stabilisce che è il Paese di primo approdo dei migranti a dover gestire le pratiche per la richiesta d’asilo. Più volte von der Leyen, nelle scorse settimane, ha auspicato a una rivoluzione del regolamento. Ma cosa prevede davvero il Patto sui migranti? Possiamo subito dire che il documento non prevede un superamento di Dublino, ma offre un sostegno economico per i rimpatri di chi non ne ha diritto, oltre a qualche possibilità di ridistribuzione dei migranti. Come ha sottolineato la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, non c’è “quel netto superamento del sistema di Dublino da noi auspicato”, ma sono presenti “elementi di discontinuità”.
Il dibattito sulla redistribuzione dei migranti va avanti nell’Unione europea dal 2016, ma l’intesa non è mai stata raggiunta soprattutto per il disaccordo dei Paesi del gruppo di Visegrad, oltre che per quello dell’Austria e dei Paesi Baltici ai ricollocamenti obbligatori. Un fenomeno, questo, che va a discapito dei Paesi di primo approdo come Italia, Spagna, Grecia e Malta, spesso lasciati da soli in questi anni nella gestione degli sbarchi. Vediamo adesso nel dettaglio quali sono i cambiamenti imposti dal Patto sulla migrazione e l’asilo, presentato ieri e ora chiamato a essere negoziato dagli Stati membri e dal Parlamento europeo.
Ricollocamenti
Il Patto sui migranti prevede al momento una solidarietà obbligatoria solo nel caso in cui uno Stato si trovi “sotto pressione” per flussi eccessivi. Altrimenti, ci sarà un “contributo flessibile” che gli Stati membri erogheranno al Paese di primo approdo, ma su base volontaria. Sarà dunque volta per volta che, secondo la proposta di von der Leyen, gli Stati membri decideranno se e come aiutare i Paesi di primo ingresso che ne avranno fatto richiesta alla Commissione: potranno farlo accettando il ricollocamento dei richiedenti asilo o contribuendo ai rimpatri dei migranti economici irregolari che non hanno diritto di stare nell’Ue, secondo quote calcolate su Pil e popolazione. I migranti economici irregolari che arrivano in Italia, dunque, resteranno nel nostro Paese in attesa del rimpatrio. La proposta prevede inoltre che in caso di “rimpatri sponsorizzati”, gli Stati avranno otto mesi di tempo passati i quali “lo Stato partner accoglierà sul suo territorio quanti restano da allontanare”.
Patto sui migranti, i rimpatri
L’Unione europea, nel Patto sui migranti, assicura inoltre che intensificherà gli accordi per i rimpatri dei migranti con Paesi terzi, legandoli a intese economiche e a facilitazioni sui visti regolari. La proposta prevede una verifica di pre-ingresso dei migranti irregolari per distinguere chi ha diritto di presentare domanda d’asilo e chi no, e permettere di avviare la giusta procedura che dovrà essere rapida per evitare lunghe permanenze dei migranti negli hotspot. Lo screening pre-ingresso comporterà “anche un controllo sanitario e di sicurezza, rilevamento delle impronte digitali e registrazione nella banca dati Eurodac”, già prevista dalle regole in vigore. Dopo lo screening, i migranti “potranno essere indirizzati nella giusta procedura, sia alla frontiera per determinate categorie”, sia “nell’ambito di una normale procedura di asilo” per coloro che chiedono lo status di rifugiato. L’obiettivo è di prendere “decisioni rapide in materia di asilo o rimpatrio”.
Salvataggi in mare
Una grande novità nel patto presentato da von der Leyen è il riconoscimento della situazione speciale dei salvataggi in mare, obbligatori secondo le norme del diritto internazionale. In caso di soccorso a un’imbarcazione, il meccanismo di solidarietà prevede ricollocamenti volontari fino al 70 per cento e un sistema correttivo se non vi saranno le adesioni necessarie da parte degli Stati partner, con le capitali che dovranno scegliere di partecipare attraverso i ricollocamenti o i rimpatri sponsorizzati.
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