“Forza Italia”: Patrick Zaki scrive un bigliettino per gli azzurri dal carcere egiziano
Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, ha postato una foto di un biglietto scritto da Patrick Zaki, il ricercatore egiziano che studia all’Università di Bologna, in carcere dal 7 febbraio. “Forza Italia”, scrive il giovane studente per incoraggiare la nazionale italiana di calcio impegnata nella partita con la Svizzera. Ieri era anche il 30esimo compleanno di Patrick Zaki, il secondo in carcere.
“Oggi Patrick Zaki ha ringraziato per gli auguri di compleanno e poi, in italiano, ha aggiunto una frase….Allora grazie tre volte, Patrick, per il tifo dal carcere egiziano dove sei detenuto, innocente, da quasi 500 giorni!”, scrive su twitter Riccardo Noury.
“Le prigioni non si aprono per magia ma perché qualcuno ha la chiave. La chiave della cella di Patrick è nelle mani dei giudici egiziani ma è anche nelle mani del governo italiano. Se qualcuno oggi al governo vuole fare gli auguri a Patrick ci aggiunga anche un impegno concreto per la sua liberazione perché siamo arrivati a quasi 500 giorni di un incubo di una persona che è innocente e vive in una prigione lurida”, dice il portavoce di Amnesty International Italia durante l’inaugurazione di “Patrick patrimonio dell’umanità”, una mostra pubblica lungo i portici di San Luca, simbolo di Bologna, per portare all’attenzione le storie di 50 prigionieri di coscienza di 13 Paesi diversi.
“Le storie dei prigionieri possono cambiare. Uno dei 50 prigionieri di cui racconta questa mostra è stato rilasciato. Questo vuol dire che anche per Patrick possono aprirsi le porte della prigione” ha detto il rappresentante di Amnesty rinnovando la richiesta di un intervento del governo. “Sono passati due mesi e due giorni da quando il Senato ha votato l’ordine del giorno per la cittadinanza onoraria a Patrick ma io non ho sentito una parola su un passo avanti fatto dal governo. Il governo non può dire ‘non mi interessa’. Quando il Parlamento approva un ordine del giorno il governo ha obbligo di fare qualcosa”, ha concluso Noury.
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