Chi si candida e come funzionano le elezioni nel Regno Unito
Il voto britannico è strutturato su 650 collegi uninominali. La sfida va oltre quella tra Conservatori e Laburisti, con i liberali e tanti altri partiti alle loro spalle
L’8 giugno 2017 i cittadini britannici sono chiamati al voto per eleggere i loro nuovi rappresentanti alla Camera dei Comuni.
La sfida per ottenere la maggioranza in queso ramo del parlamento – permettendo così la formazione di un nuovo governo – vede principali protagonisti la premier uscente Theresa May e il leader laburista Jeremy Corbyn.
Come tradizione, ci saranno anche i candidati dei Liberal-democratici, usciti pesantemente ridimensionati dalle elezioni del 2015; l’Ukip, principale artefice della Brexit, che sembra aver perso molti consensi; gli emergenti Verdi e i numerosi partiti autonomisti delle diverse aree del Regno Unito. Ma non solo.
Le elezioni nel Regno Unito avvengono con un sistema uninominale a turno unico suddiviso in 650 collegi, in ciascuno dei quali vince il singolo candidato che ottiene il maggior numero di voti. Questo significa che ogni partito si presenta alle elezioni in almeno uno di questi collegi.
Per poterle matematicamente vincere, ogni partito deve essere presente in almeno 326 collegi, ossia la soglia richiesta per avere la maggioranza alla Camera dei Comuni.
I Conservatori sono presenti in 638 collegi – cui si aggiunge lo speaker della camera John Bercow, che da tradizione nel Regno Unito corre senza partito –, i Laburisti in 631, i Liberal-democratici in 629, i Verdi in 457 e lo Ukip in 378. Questi sono gli unici partiti ad avere i propri candidati presenti in oltre la metà dei collegi per il parlamento. Ma come abbiamo già detto, non si tratta delle uniche liste che si sono presentate in queste elezioni.
Ci saranno ben 178 candidati indipendenti, che corrono senza essere collegati ad alcun partito, lista o coalizione. Oltre a questi, ci sono i partiti indipendentisti e autonomisti delle altre nazioni che insieme all’Inghilterra compongono il Regno Unito.
C’è la Scozia, dove in tutti i suoi 59 collegi sarà presente lo Scottish National Party, principale promotore dell’indipendenza scozzese e reduce dal suo record di collegi vinti nel 2015. Solo in tre collegi ci sarà lo Scottish Green Party e in uno la lista chiamata Scotland’s Independence Referendum Party.
In Galles, in tutti i 40 collegi ci sarà il Plaid Cymru, un partito autonomista gallese che vanta al momento tre deputati eletti.
Discorso a parte vale per l’Irlanda del Nord, nei cui 18 collegi spesso i principali partiti britannici neanche si presentano, lasciando il campo a uno scenario politico completamente diverso e caratterizzato, più che dalla lotta tra conservatori e laburisti, da quella tra repubblicani cattolici e unionisti protestanti.
Principale partito cattolico e repubblicano è il Sinn Fein, lo stesso che si presenta alle elezioni anche in Irlanda e che sarà presente in tutti e 18 i seggi. Sempre in favore dell’unificazione dell’Irlanda c’è il Social Democratic and Labour Party, che correrà anch’esso in 18 collegi.
Per gli unionisti, saranno in campo 17 candidati del Democratic Unionist Party e 14 dell’Ulster Unionist Party, entrambi di orientamento conservator. Così come di simile orientamento è l’unico candidato del Traditional Unionist Voice.
Inoltre ci saranno una serie di candidati che fanno riferimento a partiti detti “non settari”, ossia che non fanno riferimento né ai cattolici repubblicani né ai protestanti unionisti. Si tratta dei liberali dell’Alliance Party of Northern Ireland, presenti in 18 collegi, e del Green Party in Northern Ireland, ramificazione dei verdi britannici e qui presenti in sette collegi.
Tornando all’Inghilterra, ci sono anche altri partiti oltre a quelli già in precedenza elencati che correranno per un posto in parlamento. In 31 collegi si potrà votare per la Christian People Alliance, un partito di orientamento cristiano democratico conservatore, mentre in 21, tutti situati nello Yorkshire, sarà presente lo Yorkshire Party, un partito che punta all’autonomia della regione.
Lo Yorkshire Party non sarà l’unico caso di regionalismo inglese in queste elezioni. Ci saranno anche il North-Eastern Party e il Wessex Party, presenti ciascuno in un seggio. Il Mebyon Kernow, storico partito autonomista della Cornovaglia, ha deciso di non presentarsi a queste elezioni dopo diversi anni.
Nella categoria autonomista possiamo inserire anche gli English Democrats, presenti in sette collegi, che si battono per rendere l’Inghilterra un paese indipendente e porre fine al Regno Unito.
Come consueto ci sarà anche l’Officiai Monster Racing Loony Party, stavolta in 12 seggi. Si tratta di uno storico partito satirico britannico che corre alle elezioni dal 1983 che si propone come voto di protesta satirico alternativo ai principali schieramenti. Dello stesso tenore anche il Church of the Militant Elvis, presente in un solo collegio.
Per quanto in declino rispetto agli anni della leadership di Nick Griffin, ci sarà anche il British National Party, partito di estrema destra che alle europee del 2009 raggiunse addirittura il 6,9 per cento dei consensi e l’anno dopo si presentò in 337 collegi, prima di iniziare una fase di ridimensionamento notevole. Stavolta sarà presente in dieci collegi. Sempre all’estrema destra, si segnala la presenza in tre collegi del Justice and Anti-Corruption Party e in un solo collegio del Populist Party.
In dieci collegi, sarà presente il Pirate Party, ossia la ramificazione britannica del partito pirata, presente in numerosi paesi del mondo e che in alcuni casi ha saputo raggiungere punteggi particolarmente elevati.
Ci saranno poi il Women’s Equality Party, un partito femminista, in sette seggi, e il Social Democratic Party in sei, mentre in cinque si potrà votare il National Health Party, un partito che si batte per la sanità pubblica ed emanazione del precedente Health Concern, partito che ottenne anche un deputato in polemica con il rischio di chiusura dell’ospedale di Kidderminster.
Non mancano poi i rappresentanti dell’estrema sinistra. Ci saranno i trozkisti del Workers Revolutionary Party (in cinque collegi), l’Alliance for Green Socialism in tre, il Socialist Labour Party in tre, i trozkisti di People Before Profit in due, il Workers Party in due e, sempre in due, la Communist League.
Sono poi numerosi i partiti presenti in meno di cinque seggi e, molti dei quali, molto difficili da identificare. Dagli animalisti di Animal Welfare, al Partito Libertario, fino al Friends Party e al Money Free Party, un partito che si batte per l’abolizione del denaro.