Paralimpiadi Rio, un ciclista iraniano è morto dopo una gara
Bahman Golbarnezhad stava compiendo un giro di prova su una discesa del circuito di gara, quando è scivolato dalla bici e ha battuto con violenza la testa
La bandiera dell’Iran nel villaggio paralimpico è stata disposta a mezz’asta e sarà osservato un minuto di silenzio prima dell’inizio della cerimonia di chiusura ufficiale dei Giochi Paralimpici di Rio, che caleranno il sipario oggi, domenica 18 settembre.
Non ce l’ha fatta a sopravvivere Bahman Golbarnezhad, il ciclista paralimpico iraniano morto sabato 18 settembre per un arresto cardiaco, dopo aver battuto la testa sull’asfalto a causa di una caduta durante il primo giro di prova.
Bahman aveva 48 anni e da dodici stava in sella alla sua bicicletta. Nel 2012 aveva partecipato anche alle Paralimpiadi di Londra. L’uomo avrebbe dovuto disputare la gara su strada nella categoria maschile C4-5, su un tratto montano del circuito.
In un punto in discesa del percorso, Golbarnezhad è caduto battendo violentemente la testa sull’asfalto. Immediati i soccorsi sul luogo dell’incidente, ma l’uomo è deceduto poche ore dopo il trasporto nella struttura ospedaliera di Barra d’Or a Rio de Janeiro.
È il primo atleta a morire a causa di un incidente in gara da Roma 1960 (tenendo conto sia di Olimpiadi sia di Paralimpiadi). In quel frangente, a perdere la vita fu la ciclista danese Knud Enemark Jensen nella 100 chilometri a squadre, alle Olimpiadi di Roma.
Intanto, le autorità hanno aperto un’inchiesta per stabilire le circostanze dell’incidente.“Stiamo cercando di raccogliere quante più informazioni possibili, nel minor tempo possibile”, ha sottolineato Piers Jones, direttore sportivo dell’Unione internazionale dei ciclisti che comprende anche la categoria paralimpica.
Masoud Ashrafi, il segretario generale del Comitato paralimpico nazionale dell’Iran, ha chiesto che il corpo di Golbarnezhad venisse restituito immediatamente per essere poi trasferito nel suo paese natale domenica stessa.
Non solo, il Comitato iraniano ha anche avanzato la richiesta di ottenere una relazione completa dell’incidente da parte del Comitato paralimpico internazionale.
“Era il nostro miglior ciclista e stava in sella sulla sua bici da 12 anni. Lascia una moglie e un figlio”, così lo ha ricordato Ashrafi in una dichiarazione ufficiale.
La gara di sabato sarebbe stata la seconda che il ciclista con le gambe amputate e con delle protesi al loro posto avrebbe dovuto affrontare alle Paralimpiadi di Rio, dopo quella disputata mercoledì nella gara a tempo (sempre nella categoria C4).
Golbarnezhad era originario di Shiraz, nel sud dell’Iran e aveva iniziato a praticare questo sport nel 2002. Aveva iniziato a gareggiare in una serie di eventi e competizioni riservate ad atleti affetti da disabilità agli arti inferiori o che avevano subito delle amputazioni.
“Era uno sportivo paralimpico esemplare e in questo sport ci metteva tutto l’amore possibile. Aveva fatto del suo meglio in questi anni per promuovere il nome dell’Iran in questa disciplina, rendendoci tutti quanti orgogliosi di essere rappresentati da lui”, così lo hanno ricordato i suoi colleghi e amici.