Papa Francesco a Lesbo tra i richiedenti asilo: “Fermiamo questo naufragio di civiltà”
Una visita simbolica e molto sentita quella di Papa Francesco a Lesbo, tra i richiedenti asilo dell’isola, nella penultima giornata del suo viaggio a Cipro e in Grecia. “Chiusure e nazionalismi – la storia lo insegna – portano a conseguenze disastrose”, ha detto Bergoglio nel suo discorso. “È un’illusione – ha detto il pontefice – pensare che basti salvaguardare se stessi, difendendosi dai più deboli che bussano alla porta. Il futuro ci metterà ancora più a contatto gli uni con gli altri. Per volgerlo al bene non servono azioni unilaterali, ma politiche di ampio respiro”. La storia “lo insegna ma non lo abbiamo ancora imparato. Non si voltino le spalle alla realtà, finisca il continuo rimbalzo di responsabilità, non si deleghi sempre ad altri la questione migratoria, come se a nessuno importasse e fosse solo un inutile peso”.
Un monito chiaro e duro quello di Bergoglio: “È facile trascinare l’opinione pubblica instillando la paura dell’altro; perché invece, con lo stesso piglio, non si parla dello sfruttamento dei poveri, delle guerre dimenticate e spesso lautamente finanziate, degli accordi economici fatti sulla pelle della gente, delle manovre occulte per trafficare armi e farne proliferare il commercio?”. “Vanno affrontate le cause remote, non le povere persone che ne pagano le conseguenze, venendo pure usate per propaganda politica! Per rimuovere le cause profonde, non si possono solo tamponare le emergenze. Occorrono azioni concertate e grandezza di visione”.
“Non scappiamo via frettolosamente dalle crude immagini dei piccoli corpi di bambini stesi inerti sulle spiagge. Il Mediterraneo, che per millenni ha unito popoli diversi e terre distanti, sta diventando un freddo cimitero senza lapidi”. “Questo grande bacino d’acqua, culla di tante civiltà, sembra ora uno specchio di morte – ha rilevato -. Non lasciamo che il ‘mare nostrum’ si tramuti in un desolante ‘mare mortuum’, che questo luogo di incontro diventi teatro di scontro! Non permettiamo che questo ‘mare dei ricordi’ si trasformi nel ‘mare della dimenticanza’. Vi prego, fermiamo questo naufragio di civiltà!”.
“È triste sentir proporre, come soluzioni, l’impiego di fondi comuni per costruire muri, dei fili spinati. Siamo nell’epoca dei muri, dei fili spinati”, ha aggiunto il Papa. Certo, “si comprendono timori e insicurezze, difficoltà e pericoli. Si avvertono stanchezza e frustrazione, acuite dalle crisi economica e pandemica, ma non è alzando barriere che si risolvono i problemi e si migliora la convivenza”. “È invece unendo le forze per prendersi cura degli altri secondo le reali possibilità di ciascuno e nel rispetto della legalità – ha sottolineato Francesco -, sempre mettendo al primo posto il valore insopprimibile della vita di ogni uomo”.
Lungo il tragitto che lo ha condotto al luogo della cerimonia, il pontefice si è intrattenuto con alcuni profughi, accarezzando in particolare i tanti bambini, spesso molto piccoli, stringendo mani, dispensando sorrisi, saluti e parole di conforto e incoraggiamento e ascoltando le loro storie. Dopo la cerimonia il Papa si fermerà ancora con alcuni rifugiati e visiterà le loro abitazioni. Nel pomeriggio Ad Atene alle 16.45 la messa nella ‘Megaron Concert Hall’ e alla 19.00 la visita di cortesia che l’arcivescovo ortodosso Ieronymos II renderà al Pontefice presso la Nunziatura apostolica.
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