Papa Francesco contro la minaccia delle armi nucleari
Le parole del Pontefice al Simposio internazionale sul disarmo rappresentano una dura presa di posizione contro la corsa agli armamenti delle potenze mondiali
Papa Francesco è tornato a condannare l’utilizzo e il possesso di armi nucleari nel corso del suo discorso all’udienza con i 360 partecipanti al Simposio internazionale sul disarmo, in programma tra il 10 e l’11 novembre in Vaticano.
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Il Pontefice ha affermato che “l’esistenza delle armi nucleari è funzionale a una logica di paura che non riguarda solo le parti in conflitto, ma l’intero genere umano”.
Bergoglio ha soprattutto criticato la corsa agli armamenti da parte delle potenze mondiali che, dopo l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca e lo scoppio della crisi nordcoreana, ha conosciuto una nuova impennata: “È un dato di fatto che la spirale della corsa agli armamenti non conosce sosta e che i costi di ammodernamento e sviluppo delle armi, non solo nucleari, rappresentano una considerevole voce di spesa per le nazioni.”
Spese inutili e dannose che, secondo papa Francesco, sottraggono alle nazioni di tutto il mondo risorse che potrebbero essere impiegate per “la lotta contro la povertà, la promozione della pace, la realizzazione di progetti educativi, ecologici e sanitari e lo sviluppo dei diritti umani.”
Un senso di sicurezza ingannevole quello generato dalle armi di distruzione di massa, che “non possono costituire la base della pacifica convivenza fra i membri della famiglia umana, che deve invece ispirarsi a un’etica di solidarietà.”
Per un mondo libero da armi e violenza, secondo Bergoglio, è necessario “rigettare la cultura dello scarto e avere cura delle persone e dei popoli che soffrono le più dolorose disuguaglianze, attraverso un’opera che sappia privilegiare con pazienza i processi solidali rispetto all’egoismo degli interessi contingenti.”
Come si legge in un comunicato diffuso dall’agenzia S.I.R., la Chiesa “incoraggia il disarmo nucleare e definitivo” e ha organizzato l’evento per ribadire e “sviluppare la propria posizione in materia, confermando l’importanza del dialogo ecumenico e interreligioso”.
Oltre a numerosi esperti, alla conferenza partecipano anche 11 premi Nobel per la pace, i vertici di Onu e Nato e rappresentanti di Stati Uniti, Russia, Corea del Sud e Iran.