Gaza, rapper di 11 anni racconta la vita sotto le bombe: “Il primo suono che ho sentito è stato uno sparo”
Gaza, rapper di 11 anni racconta la vita sotto le bombe: “Il primo suono che ho sentito è stato uno sparo”
Abdulrahman Al-Shanti avrà solo 11 anni, ma spara rime alla velocità della luce. Una parola dietro l’altra, fortissime, per raccontare la vita nella Striscia di Gaza, la guerra e le difficolta dell’enclave palestinese. Al-Shanti rappa in inglese, ha imparato ascoltando grandi voci come Tupac Shakur, Eminem – il suo preferito – e Dj Khaled. A differenza loro però non indossa tute sgargianti e vistose catene d’oro ma l’uniforme della scuola media che frequenta: camicia azzurra e pantaloncini blu. Si considera il “messaggero di Gaza“, dal titolo di una sua canzone.
“Sono qui per dirvi che la nostra esistenza è dura. Abbiamo le strade distrutte e le bombe nei cortili. Il primo suono che ho sentito è stato uno sparo. Con il mio primo respiro ho assaggiato la polvere da sparo”. Rime dure, parole che fanno ancora più male se a cantarle è un ragazzino di appena 11 anni. Con le sue canzoni Al-Shanti vuole portare “un messaggio di pace e umanità” ma anche far conoscere al mondo la situazione in cui Gaza e i palestinesi vivono dal 2007, dopo l’imposizione del paralizzante blocco israeliano sul territorio.
Nel video caricato su YouTube che ha fatto il giro del web, ed è stato condiviso anche dal popolare rapper britannico Lowkey, si vede Al-Shanti che rappa fuori dalla sua scuola media, a Gaza City, circondato dai compagni di classe. Sebbene l’arabo sia la sua prima lingua, Al-Shanti fa rap in un inglese fluente e senza accento: “un’abilità – dice – che ho affinato ascoltando i rapper americani”.
In questi giorni la situazione a Gaza è davvero difficile: le case sono senza luce in quanto il governo di Netanyahu ha deciso di ridurre ulteriormente la quota di carburante nel Paese per indurre i capi di Hamas a riportare l’ordine al confine dove i miliziani hanno ripreso a lanciare palloncini e aquiloni a cui vengono attaccate bombe incendiarie. Le poche scorte di gasolio rimaste assicurano quattro ore di elettricità al giorno ai 2 milioni di palestinesi e con il caldo di agosto, la siccità e il vento sono numerosissimi gli incendi che rischiano di devastare i villaggi di questa terra dilaniata dalla guerra e stretta tra Israele, l’Egitto e il mar Mediterraneo.
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