Cos’è il pagpag, la carne “riciclata” dalla spazzatura e venduta ai poveri nelle Filippine
Nelle periferie filippine, dove milioni persone vivono sotto la soglia di povertà, vendere cibo raccolto dai rifiuti è diventato un vero e proprio business
Dal vassoio di un fast-food alla pattumiera alla discarica, fino alle mani di chi rovista fra i rifiuti per venderli e riportarli sulla tavole delle famiglie più povere.
Questa notizia puoi leggerla direttamente sul tuo Messenger di Facebook. Ecco come
È questo il tragitto compiuto ogni giorno dagli avanzi buttati dai clienti dei ristoranti di Manila, capitale delle Filippine, la cui povertà, ferma da anni intorno al 20 per cento, è la più persistente di tutto il sud-est asiatico secondo l’Economist.
Qui l’economia di interi quartieri, costruiti tra le discariche, ruota intorno alla carne “riciclata”, recuperata dai rifiuti per essere lavata, bollita e nuovamente venduta a chi non può permettersi gli ingredienti freschi.
Il pagpag, che in lingua tagalog singifica letteralmente “scrollar via lo sporco”, è infatti l’alimento fondamentale e l’unica fonte di guadagno per migliaia di persone.
“Se sono tutte ossa, o se la carne è davvero andata a male, la buttiamo, altrimenti la rivendiamo” spiega una raccoglitrice di pagapag a Giselle Santos, che nel suo documentario Meal of the day (2014) mostra la vita quotidiana delle aree più povere delle Filippine.
Chi fruga tra i rifiuti alla ricerca di carne ancora commestibile guadagna poche centinaia di pesos filippini al giorno (poco più di 3 euro), e ogni busta di avanzi recuperati vende a circa 50 centesimi.
I raccoglitori lavorano di notte, iniziando le ricerche tra le 3 e le 4 del mattino, quando i furgoni dei ristoranti scaricano i rifiuti nelle discariche. Da quel momento parte la gara con cani e gatti randagi per trovare scarti di carne, pesce o verdure congelate scadute.
Il bottino viene venduto alle famiglie, ma anche a ristoratori improvvisati, che preparano il pagpag e vendono un pasto caldo alla gente del posto per circa 20 centesimi a ciotola.
Per ridurre la probabilità di contrarre infezioni, gli scarti vengono lavati e bolliti, e poi cotti nuovamente, ma secondo la National Ant-Poverty Commission filippina i rischi per la salute rimangono.
Epatite, influenza gastrointestinale, tifo, colera ma anche l’ingestione accidentale di veleni e tossine venuti a contatto col cibo nella spazzatura sono i rischi accettati a ogni pasto da migliaia di persone, prive di alternative.
Moltissimi degli abitanti di Tondo, nella periferia di Manila, vivono in condizioni igieniche tragiche, senza sanitari né acqua corrente, e quotidianamente affrontano la sfida della fame.
Circa 3 milioni di famiglie filippine si trovano in condizioni di povertà e malnutrizione, comuni ad oltre 800 milioni di persone in tutto il pianeta, mentre il 65 per cento della popolazione mondiale vive in Paesi dove i disturbi legati a un peso eccessivo causano più morti della fame.
Infatti stando ai dati della Fao, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, ogni anno un terzo del cibo mondiale prodotto e messo in commercio viene sprecato (1,3 miliardi di tonnellate nel 2012).
Leggi anche: Che fine fa il cibo che non mangiamo
Parte dello spreco alimentare viene però recuperato dalle fasce sociali più basse, per le quali costituisce l’unica possibilità di sopravvivenza.
Vendere pagpag è infatti diventato un business di successo nelle zone dove vivono i più poveri, e impedirne il consumo per tutelare la salute de consumatori potrebbe avere conseguenze ancora peggiori.
Obbligare i fast-food ad adottare politiche anti-spreco risulterebbe paradossalmente in un aumento dei prezzi del “cibo dei poveri”.
“È quello che è. È ciò che i poveri possono permettersi. Finché resteremo qui, continueremo a mangiare pagpag” ha spiegato alla BBC il cliente di un ristorante di carne riciclata.