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Il Washington Post: “Dall’Arabia Saudita case milionarie e migliaia di dollari ogni mese ai quattro figli di Jamal Khashoggi”

Immagine di copertina
Jamal Khashoggi, ucciso il 2 ottobre 2018

Sono passati esattamente sei mesi dall’omicidio di Jamal Khashoggi, il giornalista saudita ucciso lo scorso 2 ottobre nel consolato di Riad, a Istanbul, in Turchia. E in questa ricorrenza il Washington Post, la testata per cui Khashoggi scriveva, ha pubblicato un editoriale molto duro nei confronti del presidente americano Donald Trump, reo di non impegnarsi abbastanza per punire i responsabili.

Ma l’articolo contiene anche accuse dirette al principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, additato da più parti come il mandante dell’omicidio del giornalista (la monarchia invece sostiene che i responsabili dell’omicidio furono agenti dell’intelligence che agirono in autonomia), e all’Arabia Saudita stessa.

Secondo il Washington Post, infatti, in tutto questo tempo Riad ha regalato ai quattro figli di Khashoggi case milionarie e lauti assegni mensili (si parla di almeno 10mila dollari) affinché “continuino a mostrare moderazione nelle loro dichiarazioni pubbliche”.

Caso Khashoggi, la ricostruzione: dalla sparizione alla conferma dell’omicidio dell’Arabia Saudita

Secondo il quotidiano americano, dunque, l’Arabia Saudita sta cercando di stringere degli accordi di riservatezza con la famiglia del giornalista. E per farlo è disposta a concedere loro diverse case nella città portuale di Gedda, per un valore totale di quattro milioni di dollari.

Sempre in base a questi accordi, inoltre, il primogenito Salah rimarrà a vivere in Arabia Saudita, mentre gli altri tre dovranno vendere gli immobili in questione.

Una vera e propria bomba, quella del Washington Post, che prosegue inoltre elencando tutto quello che non è stato fatto in sei mesi dall’omicidio Khashoggi. A partire dalle mancate indagini su Mohammed bin Salman, che “a fatto il giro del mondo, ha battuto il cinque al presidente russo Vladimir Putin, è diventato amico della Cina ed è stato fianco a fianco ad altri leader mondiali nel suo tour finalizzato a riabilitare la sua reputazione”.

Il giornale americano, invece, ha lodato gli sforzi della comunità internazionale di chiedere maggiore chiarezza sull’omicidio Khashoggi, come anche il Congresso Usa, che ha approvato una risoluzione con cui ha interrotto il suo appoggio alla coalizione militare araba guidata dall’Arabia Saudita in Yemen.

Il Washington Post, tuttavia, è stato molto critico nei confronti di Trump. Il tycoon, infatti, non ha mai criticato apertamente il principe ereditario saudita, se non sanzionando 17 esponenti del governo di Riad accusati di essere i responsabili dell’omicidio. “Con questa risposta impotente, Trump non sta solo violando la legge. Sta anche minando la credibilità e l’autorità morale degli Stati Uniti”, si legge nell’editoriale.

Il cadavere di Khashoggi non è mai stato ritrovato. Il processo sulla sua morte, contro gli 11 presunti membri dello “squadrone della morte” che ha ucciso il giornalista, è iniziato a gennaio 2019.

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