Ogm per legge
In Cile una legge rischia di spalancare le porte alle multinazionali agricole. E di danneggiare i contadini
La legge Upov 91 o Monsanto, com’è stata ribattezzata dai suoi detrattori, è una riforma di alcune norme sull’agricoltura, sulla base di quanto previsto dal trattato di libero scambio tra Cile e Stati Uniti firmato nel 2003. Dopo un lungo iter legislativo cominciato nel 2009 durante il governo Bachelet e accompagnato da numerose polemiche, la Upov 91 potrebbe essere votata in questi ultimi mesi di legislatura. Il disegno di legge, se approvato, permetterebbe di brevettare semi e piante che sono state per secoli accuratamente selezionati dai campesinos cileni. Spacciata dal governo come una ulteriore garanzia a protezione delle imprese agricole del Paese, la Upov 91 potrebbe avere in realtà gravi ripercussioni naturali ed economiche sul Paese, favorendo le multinazionali straniere (come appunto l’americana Monsanto), e aprendo la strada alla diffusione degli Ogm su larga scala, minacciando la biodiversità.
I semplici agricoltori sprovvisti di licenza e trovati in possesso di semi brevettati, sarebbero infatti perseguibili di pesanti multe. Le multinazionali invece, grazie ai maggiori mezzi e alla mancanza di una banca dati che certifichi il patrimonio vegetale nazionale, potrebbero brevettare i semi già esistenti apportando solo piccole modifiche genetiche. Secondo il senatore Letelier uno dei maggiori oppositori alla proposta «Questa legge potrebbe cambiare il destino del Cile come potenza agro-alimentare e venderci alle multinazionali come Monsanto, che è una delle grandi produttrici di semi del pianeta».
Le conseguenze di queste nuove norme sono già visibili in Colombia, dove la loro entrata in vigore nel 2012 ha portato a furiose proteste ed al dietro front ordinato dalla Corte Costituzionale dopo pochi mesi.
In Cile, fino ad ora, i tentativi di fermare la legge Monsanto erano stati vani: un ricorso presentato da 17 senatori dell’opposizione presso la Corte Costituzionale era stato respinto e le numerose manifestazioni da parte di comitati come Chile sin Trangenicos non avevano portato ad alcun cambio di rotta. Il 3 settembre però è finalmente arrivato il primo successo: il governo di Piñera ha abbassato la priorità alla legge ritardandone quindi l’approvazione.
In vista delle prossime elezioni di dicembre la candidata socialista Michelle Bachelet ha inoltre dichiarato che in caso di vittoria si procederà alla revisione del progetto di legge «in questi anni il contesto è cambiato. Abbiamo instaurato un dibattito sull’utilità di questa legge de i suoi rischi. Non possiamo rimanere sordi rispetto a ciò che i cittadini, attraverso le organizzazioni, i contadini e il mondo accademico ci stanno dicendo circa i rischi di questo progetto di legge».
Con tutta probabilità la decisione del governo farà slittare la discussione alla nuova legislatura ma ciò non esclude che questo sarà un tema importante nel dibattito elettorale. In ogni caso i comitati non sembrano disposti ad abbassare la guardia: il 12 ottobre a Santiago è già in programma una nuova marcia contro la Monsanto.