Obama ammette che il suo peggiore errore è stato sulla Libia
In un'intervista a Fox News il presidente degli Stati Uniti ha riconosciuto gli sbagli nel gestire il post-Gheddafi, ma ha ribadito che è stato giusto intervenire
“Il modo con cui è stata gestita la transizione in Libia nel dopo Gheddafi è stato il peggior errore della mia presidenza”.
L’ammissione del presidente degli Stati Uniti Barack Obama è avvenuta durante un’intervista alla Fox News. “Ma intervenire in Libia è stata la cosa giusta da fare”, ha aggiunto subito dopo.
Le operazioni militari condotte nel 2011 da Stati Uniti e altre nazioni come Francia e Gran Bretagna avevano l’obiettivo di proteggere i cittadini durante la rivolta contro Gheddafi. Ma dopo la destituzione del colonnello, la nazione è sprofondata nel caos, divisa tra bande armate rivali in lotta per il potere.
Dal 2014 la Libia è stata di fatto divisa tra due governi in competizione tra loro, appoggiati da vari gruppi armati. Uno a Tripoli, filo-islamico e uno a Tobruk, riconosciuto internazionalmente prima della formazione del nuovo governo di unità nazionale, e appoggiato dai militari.
Dopo aver raggiunto un difficile accordo tra le fazioni, il governo di unità nazionale è arrivato a Tripoli il 31 marzo 2016, ma non ha ancora assunto le sue funzioni. Inoltre il parlamento di Tobruk è restio a sciogliersi e a riconoscere il nuovo esecutivo.
Nel mentre però il sedicente Stato islamico ha preso il controllo di alcune zone del paese intorno a Sirte e le coste libiche sono controllate dai trafficanti di esseri umani.
La produzione di petrolio e gas si è quasi completamente arrestata, rendendo ancora più drammatica la crisi economica nella nazione.
Non è la prima volta che Obama interviene in merito alla Libia. In una intervista a The Atlantic a marzo, aveva criticato aspramente l’operato del premier britannico David Cameron e dell’ex presidente francese Nicolas Sarkozy per il caos in cui è sprofondata la Libia dopo le operazioni militari contro Gheddafi nel 2011, definendoli “scrocconi” e “distratti”.
Una presa di distanza e un’ammissione di colpa che hanno lo scopo di difendere il candidato di punta dei democratici, Hillary Clinton, nella corsa alla Casa Bianca, affinché possa smarcarsi dagli attacchi dei repubblicani per l’instabilità che ha seguito l’intervento contro Gheddafi, da lei voluto quando era segretario di stato.