“Entrai alla Casa Bianca e ci fu il panico”: le memorie presidenziali di Obama nel volume “Terra Promessa”
“La mia semplice presenza alla Casa Bianca innescò una profonda ondata di panico, la sensazione che l’ordine naturale delle cose fosse stato demolito”, così Barack Obama in un passaggio dell’autobiografia “Terra Promessa“, in uscita in tutto il mondo il 17 novembre prossimo. All’interno del primo volume delle memorie presidenziali, Obama analizza la capacità comunicativa e le trovate mediatiche di Donald Trump, confessando di averle sottovalutate nel corso del suo doppio mandato. Il Tycoon era visto dallo staff del presidente come un buffone da non prendere sul serio, mentre nel frattempo contribuiva a radicalizzare i repubblicani e aizzare contro Barack e quello che simboleggiava il partito conservatore. L’ingresso traumatico di Obama alla Casa Bianca era stato in qualche modo un presagio di quello che sarebbe avvenuto nel corso dei due mandati: la polarizzazione del conflitto e l’avversione dei repubblicani verso l’elezione di un presidente nero, i continui tentativi da parte di Trump e molti altri, come Sarah Palin o alcuni insospettabili esponenti del Gop, di seminare ansia per la sua nomina.
“Un sentimento che si era trasferito dalle frange estreme del partito conservatore al suo centro, una reazione emotiva, quasi viscerale alla mia presidenza, un fenomeno che non aveva nulla a che fare con le differenze politiche e ideologiche”, scrive Obama in un altro passaggio riportato dal Corriere della Sera. Ricordando la campagna dell’imprenditore di New York contro il certificato di nascita di Obama, che secondo Trump era nato al di fuori degli Stati Uniti, l’ex presidente sottolinea che il panico seminato tra la destra per la sua elezione era “esattamente quello che Trump intuì subito quando cominciò a parlare della mia presidenza come illegittima. Il suo fu un elisir offerto a milioni di americani spaventati dall’uomo nero alla Casa Bianca”, scrive Obama.
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