Visti dagli altri, il Nyt e Super Mario Draghi: “Italia nuova, aggressiva potenza d’Europa”
Il New York Times celebra il nuovo corso dell'Italia di Mario Draghi. Eppure dai sondaggi gli italiani sembrano credere un po' meno nel Governo dei migliori
Criticato in patria, osannato all’estero. La parabola politica di Mario Draghi sembra invertire la tendenza degli ultimi anni ora che è alla guida del Governo in Italia, dove comincia a perdere consensi pur mantenendo un elevato gradimento tra gli italiani, mentre in Europa e soprattutto negli Stati Uniti accresce la propria popolarità, almeno sui media.
Da sempre celebrato per le proprie indubbie capacità in ambito economico-finanziario, l’ex presidente della Banca centrale europea (Bce) è passato dal raccogliere critiche nei cosiddetti “ambienti rigoristi” in Germania, Paesi Bassi e altre nazioni del nord Europa, ai tempi in cui in Italia se ne glorificava il ruolo di salvatore dell’euro e di “migliore” della Repubblica, all’essere attaccato – forse anche ingiustamente vista la brevità dell’esperienza di governo – per una campagna vaccinale che continua a non decollare e un’economia sempre più votata al declino.
Eppure, visto dalle colonne del New York Times, Draghi, che in due mesi a Palazzo Chigi ha già perso oltre 11 punti nell’indice di fiducia degli italiani, appare protagonista di una scalata ai vertici della politica internazionale di cui il pubblico in Italia non sembra avere contezza, almeno non in questi termini.
A poco più di due mesi dall’arrivo a Palazzo Chigi, secondo il corrispondente a Roma del quotidiano statunitense, il Presidente del Consiglio Mario Draghi “pare aver dato una scossa alla leadership dell’Unione europea, che appariva assopita al volante”.
Citando una serie di convergenze con il presidente francese Emmanuel Macron, la cancelliera tedesca Angela Merkel e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il commento ricorda soprattutto il “sequestro di una spedizione di vaccini AstraZeneca destinati all’Australia“, definendolo “un punto di svolta sia per l’Europa che per l’Italia e un chiaro segnale che alla ribalta del consesso europeo si affacciava una nuova aggressiva e forte potenza”.
Un’influenza internazionale che, al netto del perenne provincialismo nostrano e del malcostume nazionale di criticare sempre il proprio Paese, non sembra percepito dalle Alpi al mar Ionio. “Nel suo breve periodo in carica”, prosegue il New York Times, “Draghi ha rapidamente sfruttato le proprie relazioni in Europa, la propria abilità nel muoversi all’interno delle istituzioni dell’Unione europea e la propria reputazione quasi messianica per fare dell’Italia un attore nel continente come non lo era da decenni”.
Tuttavia, come mostrano gli ultimi sondaggi su un tema di rilevanza mondiale quale i vaccini, con risvolti fondamentali in ambito nazionale e un importante ruolo giocato dall’Unione europea, gli italiani non sembrano finora convinti dal nuovo corso inaugurato dal Governo Draghi. Insomma, se sono questi (finora) i risultati dell’influenza di Roma in Europa, i cittadini non rilevano grandi cambiamenti rispetto al recente passato.
Il rischio è che la reputazione non sia sufficiente e comunque non può bastare per sempre. Ed è un problema che riguarda tutta la classe dirigente italiana perché di certo il peso di un Paese non può dipendere da una sola persona per quanto autorevole e competente.
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