La nuotatrice siriana sopravvissuta a un naufragio è stata nominata ambasciatrice Onu
Nel 2015 Yusra Mardini salvò numerose vite umane a bordo di un gommone che rischiava di affondare a largo del Mar Egeo. Nel 2016 ha partecipato alle Olimpiadi in Brasile
Yusra Mardini, la nuotatrice siriana sopravvissuta a un naufragio a largo delle coste del Mar Egeo nel 2015, è stata nominata ambasciatrice di buona volontà dall’agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr), per aver aiutato a salvare diverse vite umane da un’imbarcazione che rischiava di affondare.
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La giovane siriana di Damasco ha partecipato nel 2016 alle Olimpiadi di Rio de Janeiro, in Brasile, gareggiando per la squadra dei rifugiati. Il riconoscimento è stato annunciato giovedì 27 aprile. Con lei, anche l’attrice Cate Blanchett e l’autore dei romanzi Mille Splendidi Soli e del Cacciatore di aquiloni, Khaled Hossein.
L’alto commissario delle Nazioni unite per i rifugiati, Filippo Grandi, ha dichiarato che Mardini “rappresenta le speranze, i timori e l’incredibile potenziale dei più di 10 milioni di giovani rifugiati in tutto il mondo”.
Welcome @YusraMardini, our new UNHCR Goodwill Ambassador! Representing strength + courage of 10m young refugees https://t.co/DKsmvZtyVi pic.twitter.com/x32nGPCuU8
— UN Refugee Agency (@Refugees) 27 aprile 2017
La sua è una storia di coraggio e determinazione. Scappate dal loro paese d’origine, Yusra e sua sorella Sarah erano considerate due promesse del nuoto a livello nazionale, ma nel 2011 furono costrette a interrompere la carriera a causa dell’inizio della guerra civile in Siria.
Nel 2015, con l’intensificarsi dei combattimenti e delle violenze, Yusra e Sarah decisero di lasciare la loro casa di Damasco e viaggiare senza meta, alla ricerca di un luogo più sicuro. La prima tappa del loro lungo viaggio fu Beirut, in Libano, poi Istanbul e infine Smirne, in Turchia. Qui le due sorelle maturarono l’idea di tentare la traversata del Mar Egeo a bordo di un gommone, mettendo a rischio la propria vita.
La meta finale di quel viaggio lungo e pieno di insidie era l’isola greca di Lesbo. Il giorno della partenza arrivò. Le due ragazze insieme ad altre diciotto persone salirono a bordo di un’imbarcazione ma, a una manciata di chilometri dalla costa greca, il motore del gommone entrò in avaria con il rischio di capovolgersi.
In quel preciso momento Yusra, Sarah e un’altra donna si gettarono in acqua e con la sola forza delle braccia sfidarono il mare aperto, spingendo e tirando l’imbarcazione fino a raggiungere la riva. Le due sorelle erano le uniche a bordo capaci di nuotare.
“Ho pensato che sarebbe stato un vero peccato annegare in mare, ed essendo io una nuotatrice ho messo a disposizione le mie capacità per salvare le altre persone a bordo”, ha raccontato Yusra in diverse interviste, confessando di aver cominciato a odiare il mare aperto da allora.
Nel giugno del 2016, Yusra è entrata a far parte della squadra olimpica dei rifugiati chiamati a Rio de Janeiro e nel corso di questi ultimi mesi ha avuto modo di incontrare leader come Papa Francesco e l’ex presidente degli Stati Uniti, Barack Obama.
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