Noa Pothoven: la storia della 17enne morta in Olanda | Ricostruzione | Eutanasia
Noa Pothoven storia | Eutanasia | Olanda | Ricostruzione
Noa Pothoven storia – Da martedì 4 giugno sta tenendo banco sui media internazionali il caso di Noa Pothoven (qui un suo profilo), una ragazza di 17 anni che, in Olanda, si è lasciata morire di fame e di sete perché il suo paese le ha negato la possibilità di ricorrere all’eutanasia.
Il caso ha suscitato un acceso dibattito poiché, inizialmente, la stampa italiana aveva scritto che la ragazza era morta proprio dopo aver richiesto (e ottenuto) di ricorrere al trattamento di fine vita.
In realtà, grazie a successive ricostruzioni e alla denuncia a TPI di Marco Cappato, del leader dell’Associazione Luca Coscioni, è stato possibile risalire all’esatta dinamica dei fatti: la 17enne si è lasciata morire col consenso dei genitori, e l’Olanda non le ha mai concesso l’eutanasia.
Noa Pothoven storia | Chi era | Instagram
Noa Pothoven aveva subito tre violenze sessuali: la prima a 11 anni, come lei stessa racconta in un libro autobiografico, consumatasi durante la festa di una compagna di scuola. Il secondo episodio poco dopo, sempre in occasione di una festa per adolescenti.
A 14 anni poi aveva subito una terza aggressione in mezzo a una strada, perpetrata da due uomini.
A causa di queste violenze, Noah soffriva da anni di depressione e stress post traumatico. Una condizione di profondo disagio che, per la 17enne, era diventata da tempo intollerabile.
La giovane aveva quindi preso la decisione di morire. Nel suo ultimo post su Instagram aveva scritto: “Amore è lasciare andare, in questo caso”, e aveva lanciato un appello ai suoi follower in cui chiedeva loro di non cercare di farle cambiare idea.
Nel post aveva anche spiegato i motivi che l’hanno portata a fare questa scelta: “È finita, non ero viva da troppo tempo, sopravvivevo e ora non faccio più neanche quello. Respiro ancora, ma non sono più viva. Sono seguita, non ho dolore e trascorro tutto il giorno con la mia famiglia (sono nel salotto di casa mia in un letto di ospedale). Sto salutando le persone più importanti della mia vita”.
Noah Pothoven aveva quindi intrapreso una battaglia legale per ottenere l’eutanasia perché non sopportare più di vivere a causa della sua depressione.
La giovane è morta domenica 2 giugno nella sua casa di Arnhem.
Noa Pothoven storia | La bufala sull’eutanasia concessa dall’Olanda | Marco Cappato
I media italiani avevano diffuso la fake news secondo sarebbe stata una clinica specializzata a praticare il trattamento di fine vita alla 17enne.
In realtà, la stessa Noah, nel suo libro autobiografico pubblicato nel 2018, aveva spiegato come la sua domanda fosse stata respinta: “La domanda è stata rifiutata perché sono troppo giovane e avrei dovuto prima affrontare un percorso di recupero dal trauma psichico fino ad almeno 21 anni. Pensano che sia molto giovane, pensano che debba finire il trattamento psicologico e che il mio cervello sia completamente sviluppato. Non succederà fino all’età di 21 anni. Sono devastata perché non posso aspettare così a lungo”.
Tutte le polemiche montate in Italia sul tema del fine vita, quindi, si basavano su quella che era a tutti gli effetti una fake news.
A svelare la bufala è stato per primo Marco Cappato, leader dell’Associazione Luca Coscioni. “L”Olanda ha autorizzato l’eutanasia su una 17enne? Falso!!! I media italiani non hanno verificato. L’Olanda aveva rifiutato l’eutanasia a Noa. Lei ha smesso di bere e mangiare e si è lasciata morire a casa, coi familiari consenzienti. Si attendono smentita e scuse”, ha scritto Cappato in un tweet.
Noa Pothoven storia – Cappato ha poi spiegato: “Ho chiesto informazioni a una mia amica, per sapere che cosa stessero scrivendo i giornali olandesi sul caso e lei mi ha risposto che non ne stavano parlando perché in realtà la ragazza aveva semplicemente smesso di magiare e di bere. Inoltre è venuto fuori anche che lei aveva fatto richiesta per ottenere l’eutanasia, ma la domanda le era stata rifiutata”.
“A leggere la stampa italiana sembrava invece che l’Olanda avesse eutanasizzato una ragazza depressa di 17 anni. Il fatto che un caso del genere fosse esploso in Italia, in prima pagina ovunque, senza che in Olanda se ne parlasse minimamente mi ha fatto capire che c’era qualcosa che non tornava”.
“In Italia, peraltro, in una situazione del genere il caso avrebbe potuto essere trattato allo stesso modo perché nessuno può essere costretto a nutrirsi e idratarsi se non si dimostra che è una persona incapace di intendere e di volere e allora si procede con un Tso. Ma se non fai un Tso, la persona si lascia morire. A creare confusione è stata l’espressione ‘legal euthanasia’ utilizzata in un articolo inglese. La ragazza non ha agito contro la legge, se si usa ‘legal’ in quel senso può anche andare bene, ma Noa non ha avuto accesso a quella che noi chiamiamo ‘eutanasia legale’ e dunque una pratica che avviene sotto controllo medico e con autorizzazione legale da parte delle istituzioni”, ha concluso Cappato.
Noa Pothoven storia | La legge sull’eutanasia in Olanda
La vicenda ha posto sotto la lente di ingrandimento la legge sui trattamenti di fine vita in vigore in Olanda.
L’Olanda, è stato il primo paese a legalizzare il suicidio assistito. Nei Paesi Bassi ricorrere all’eutanasia è consentito a persone che abbiano compiuto 12 anni “dopo aver ricevuto ogni tipo disponibile di cure palliative”. I minori di 16 anni hanno però bisogno del consenso dei genitori.
I Paesi Bassi ammettono anche l’eutanasia infantile, disciplinata dal Protocollo di Groningen redatto nel 2005 dal professor Verhagen”.
Il documento, in cui si indicano le pratiche mediche da seguire, definisce i casi in cui i pazienti possono essere sottoposti alla procedura: i bambini senza speranza di vita dipendenti da cure intensive e i pazienti sottoposti a “sofferenze insopportabili”, comprese quelle psichiche, con “pessima qualità della vita associata a continua sofferenza”.
Noa Pothoven storia | Eutanasia Olanda: i numeri sul suicidio assistito – Nel 2018 i casi di eutanasia in Olanda sono diminuiti: i decessi sono stati 4600 contro i 6500 del 2017, che rimane il numero più alto.
Il primo a seguire i Paese Bassi è stato il Belgio, che nel 2003 ha legalizzato l’eutanasia e che nel 2016 l’ha estesa ai minori. In Lussemburgo, invece, la pratica è estesa solo agli adulti e ai pazienti che si trovano in condizioni di salute considerate “senza via d’uscita”.
L’eutanasia rimane illegale in Italia.