Niger: sventato un tentativo di colpo di stato nella capitale Niamey
A due giorni dal giuramento del neo-presidente eletto Mohamed Bazoum le guardie presidenziali respingono un tentativo di golpe
Un “tentato colpo di stato” è stato sventato oggi in Niger, dove le forze di sicurezza hanno respinto un assalto al palazzo presidenziale nella capitale Niamey. Secondo il corrispondente di France 24, Cyril Payen, questa mattina “si sono uditi pesanti colpi di arma da fuoco nell’area del palazzo presidenziale”. La sparatoria è durata circa mezz’ora ma ora “la situazione sembra essere tornata sotto controllo”.
Secondo fonti interne alle forze di sicurezza citate dall’agenzia di stampa Afp le autorità hanno arrestato un imprecisato numero di militari per aver partecipato al tentato golpe. L’assalto al palazzo presidenziale è avvenuto intorno alle 3.00 del mattino di oggi, 31 marzo 2021.
Il tentato golpe è avvenuto a due giorni dal giuramento del neo-presidente eletto Mohamed Bazoum, esponente di spicco del movimento al potere Partito Nigerino per la Democrazia e il Socialismo (PNDS) e favorito del capo di Stato uscente, Mahamadou Issoufou. La cerimonia di inaugurazione del nuovo mandato presidenziale è prevista venerdì 2 aprile a Niamey, la prima transizione pacifica seguita a una tornata elettorale nella storia del Niger dall’indipendenza dalla Francia nel 1960.
La scorsa settimana, la proclamazione di Bazoum da parte della Corte costituzionale nigerina non era stata riconosciuta dal candidato dell’opposizione Tchanji Mahamane Ousmane, leader del movimento Rinnovamento democratico e repubblicano (RDR), nonostante la certificazione della legalità delle consultazioni da parte della Commissione elettorale nazionale indipendente e dell’ambasciata degli Stati Uniti nel Paese africano. Proprio oggi era prevista nella capitale Niamey una marcia pacifica del coordinamento delle opposizioni, che chiedono il riconoscimento della vittoria di Mahamane Ousmane e il rilascio di tutti i detenuti politici.
Il tentato colpo di stato segue di 10 giorni il più sanguinoso attentato avvenuto in Niger negli ultimi anni, costato la vita a quasi 140 persone uccise il 21 marzo in diversi villaggi al confine con il Mali. Il Paese, la nazione più povera al mondo secondo le classifiche di sviluppo stilate dalle Nazioni Unite, lotta da anni contro bande armate operanti da vicini Mali e Nigeria, che hanno provocato centinaia di vittime e costretto quasi mezzo milione di persone a fuggire dalle proprie case.
Inoltre, secondo i dati del Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef), su oltre 22 milioni di abitanti in Niger, circa 3,8 milioni di persone, compresi 2 milioni di minori, hanno bisogno di assistenza, una situazione ulteriormente aggravata dall’impatto della pandemia di Covid-19.
Il Paese africano fa parte di un’alleanza di nazioni del Sahel, sostenuta dalla Francia, nota come G5. Un contingente di 1.200 soldati dell’esercito ciadiano è stato per questo schierato in Niger sotto lo stendardo dell’organizzazione multilaterale finanziata anche dall’Unione europea.
Nel Paese opera anche la Missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger (MISIN), autorizzata dal Parlamento “al fine di incrementare le capacità volte al contrasto del fenomeno dei traffici illegali e delle minacce alla sicurezza, nell’ambito di uno sforzo congiunto europeo e statunitense per la stabilizzazione dell’area e il rafforzamento delle capacità di controllo del territorio da parte delle autorità nigerine e dei Paesi del G5 Sahel”.
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