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Home » Esteri

Il partito di Netanyahu è crollato nei sondaggi

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Se oggi i cittadini israeliani fossero chiamati alle urne, la coalizione di destra nata dopo il voto del primo novembre 2022 che sostiene l’attuale governo guidato da Benjamin Netanyahu otterrebbe solamente 45 seggi su 120: un drastico calo rispetto ai 64 ottenuti alle scorse elezioni. A rivelare questi dati che che confermano il difficile momento del premier rispetto all’opinione pubblica è un sondaggio dell’emittente israeliana Channel 13 pubblicato il 28 dicembre.
Questi problemi sono ancora più evidenti guardando il dato del Likud, il partito di Netanyahu, che passerebbe dai 32 seggi del 2022 ad appena 18. In testa nel sondaggio c’è Unità Nazionale, cartello elettorale tra partiti centristi e conservatori guidato dall’ex capo dell’esercito Benny Gantz e di cui fa parte anche un altro ex capo dell’IDF, Gadi Eisenkot. Gantz è stato inoltre vicepremier di Netanyahu nel governo di larghe intese tra il 2020 e il 2021 in seguito all’ottimo risultato della sua lista Blu e Bianco, arrivata a pochi punti dal Likud al punto da costringere il partito di destra a una coalizione di larghe intese. Gantz ed Eisenkot, oppositori di Netanyahu, sono inoltre entrati nel governo di emergenza nato dopo i brutali attacchi di Hamas del 7 ottobre e fanno parte del gabinetto di guerra ristretto che coordina le operazioni belliche nella striscia di Gaza.
I partiti dell’estrema destra religiosa, alleati di Netanyahu che sono stati al centro di molte critiche tra cui quelle del presidente americano Joe Biden, hanno registrato un lieve calo non paragonabile a quello del Likud. La coalizione tra il Partito Sionista Religioso e Otzma Yehudit otterrebbe infatti 13 seggi, uno in meno rispetto al 2022.
Un altro dato che mostra la difficoltà di Netanyahu rispetto all’opinione pubblica israeliana si può notare nel risultato che il Likud otterrebbe con un leader diverso dall’attuale premier. Con la guida dell’ex capo del Mossad Yossi Cohen, ad esempio, il partito limiterebbe i danni e si attesterebbe a 23 seggi, 5 in più del risultato che otterrebbe con Netanyahu.
Benjamin Netanyahu, indiscusso protagonista degli ultimi decenni della politica israeliana, stava già affrontando un momento difficile agli occhi dell’opinione pubblica prima del 7 ottobre a causa di una controversa riforma della giustizia. La sua popolarità è crollata dopo l’aggressione da parte di Hamas, con Netanyahu che è stato visto da ampi settori della popolazione come un responsabile della mancata prevenzione degli attacchi, mentre molti altri avanzano le loro preoccupazioni sulla gestione della difficile situazione degli ostaggi rapiti da Hamas e ancora nelle mani del gruppo terrorista, la cui sorte rimane un’incognita. Il tutto mentre la guerra a Gaza continua ad andare avanti e si contano migliaia di morti tra i palestinesi, tra gli interrogativi della comunità internazionale su come vengano condotte le operazioni, prese di posizioni forti, e un’altra incognita legata al futuro della Striscia.
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