Navalny, la portavoce: “Le autorità russe mentono sulle cause della morte”
Il corpo di Alexei Navalny non è nell’obitorio che era stato indicato dalle autorità russe. A sostenerlo sono i collaboratori del dissidente russo morto ieri, 16 febbraio 2024, in carcere. L’avvocato di Navalny, che oggi è arrivato nella città di Salekhard con la madre di Navalny – Lyudmila – ha chiamato un numero dell’obitorio e gli è stato detto che “il corpo di Alexei non è all’obitorio”, come invece aveva affermato la prigione in cui Navalny è morto.
La portavoce di Alexei Navalny, Kira Yarmysh, ha accusato oggi le autorità russe di “mentire” sulle cause della morte dell’oppositore e di cercare di “fare di tutto per non consegnare il suo corpo”. All’avvocato di Navalny è stato detto che “la causa della morte non è stata stabilita” ancora, ha affermato Yarmysh sul canale Telegram del team, ripreso dalla testata Dozhd.
Intanto oltre 200 persone sono state fermate in varie città russe, tra cui Mosca e San Pietroburgo, durante raduni in memoria di Navalny: lo riferisce la ong per i diritti umani OVD-Info, come ripota il Guardian. Si tratta della più grande ondata di fermi per protesta in 18 mesi. La polizia, secondo la ong, ha fermato almeno 109 persone a San Pietroburgo e almeno 39 a Mosca, le due città più grandi del Paese.
Il gruppo ha anche segnalato fermi in città più piccole in tutta la Russia: dalla città di confine di Belgorod, dove sette persone sono state uccise giovedì in un attacco missilistico ucraino, a Vorkuta, un avamposto minerario nell’Artico.
Il governo britannico ha convocato i diplomatici dell’ambasciata russa per comunicare che le autorità russe sono ritenute “pienamente responsabili” della morte di Navalny. Il ministero degli Esteri britannico ha affermato nella sua dichiarazione che la morte di Navalny nella sua prigione artica deve essere “oggetto di un’indagine completa e trasparente”.