Nagorno-Karabakh, crimini di guerra in atto a Hadrut: la denuncia a TPI
Un video virale mostra l’omicidio indiscriminato di due prigionieri armeni ma non è l’unico crimine denunciato in città ad opera di gruppi affiliati alle forze azere
Esclusivo TPI – Radio Nagorno, notizie dal fronte: il rischio di crimini di guerra nel Nagorno-Karabakh conteso tra Armenia e Azerbaigian, denunciato da intellettuali e autorità locali, sembra concretizzarsi sempre di più. Due filmati, circolati nelle scorse ore su vari canali Telegram azeri e diventati virali sui social, mostrano la cattura di due prigionieri armeni da parte di forze fedeli a Baku nel sud dell’autoproclamata Repubblica dell’Artsakh e l’esecuzione sommaria degli stessi.
Secondo un’analisi condotta da Bellingcat, “ci sono molti motivi per sospettare” che le terribili immagini divulgate online e definite false dal ministero della Difesa dell’Azerbaigian siano “autentiche”. Tuttavia, non è la prima volta che vengono denunciati possibili crimini di guerra in Nagorno-Karabakh e in particolare a Hadrut.
Negli scorsi giorni, il difensore civico dell’autoproclamata Repubblica dell’Artsakh, Artak Beglaryan, aveva denunciato a TPI “l’elevato rischio di pulizia etnica contro gli armeni” nella regione, rivelando l’omicidio indiscriminato di 4 civili compiuto in città da parte di uno squadrone della morte.
Il filmato più impressionante – di cui pubblichiamo solo un fotogramma – mostra due persone sedute su un muro con le mani legate dietro la schiena e avvolte in bandiere dell’Armenia e del Nagorno-Karabakh. Dopo una raffica di colpi di armi automatiche, si vedono i due prigionieri crollare a terra. Il ministero della Difesa azero ha accusato l’Armenia e le forze del Nagorno-Karabakh di aver “messo in scena” il filmato per “provocare una reazione da parte della comunità internazionale”, mentre le autorità dell’autoproclamata Repubblica dell’Artsakh hanno confermato l’autenticità delle immagini.
La zona di Hadrut è sotto attacco diretto da parte delle forze di Baku sin dalla scorsa settimana. L’Azerbaigian ne rivendica la conquista da diversi giorni mentre le forze armene sostengono che la città non sia ancora caduta. Secondo le autorità locali in Nagorno-Karabakh, almeno 6 civili sono rimasti uccisi e 5 sono stati feriti a Hadrut dalla ripresa delle ostilità il 27 settembre, di cui 4 morti dopo l’entrata in vigore del cessate il fuoco mediato dalla Russia il 10 ottobre.
In base alle informazioni sugli scontri, i due video, girati uno a sud e l’altro a nord della città, potrebbero essere stati prodotti tra il 9 e il 15 ottobre, ma chi ritraggono? Le immagini dell’esecuzione sommaria dei prigionieri non mostrano chi spara, ma dietro le vittime appare la parola “Qarabağ” (Karabakh in grafia azera), scritta presumibilmente con la vernice spray. L’altro video virale, realizzato a nord della città, mostra invece due uomini fermati da diversi soldati non identificati, che si rivolgono in russo ai prigionieri, parlando tra loro in azero.
I militari apparsi nel filmato, che non possono essere identificati a causa della scarsa qualità delle immagini, non sembrano indossare le uniformi tipiche delle forze regolari azere ma sono armati con armi tipiche delle truppe di Baku e indossano caschi simili a quelli in dotazione alle unità speciali azere.
Negli scorsi giorni, Beglaryan aveva denunciato a TPI l’azione di un “gruppo eversivo” a Hadrut, che aveva ucciso, tra gli altri, anche un ragazzo disabile e sua madre, “abbattuti a colpi di pistola” nella propria abitazione.
“Un nutrito gruppo eversivo affiliato alle forze armate azere ha preso il controllo di parte della città”, si legge nel più recente rapporto divulgato il 13 ottobre dall’ufficio del difensore civico dell’autoproclamata Repubblica dell’Artsakh, secondo cui la formazione “si è resa responsabile di esecuzioni di civili, comprese persone appartenenti ai gruppi più vulnerabili”.
“Non sappiamo esattamente chi faccia parte di questi squadroni ma dalle nostre informazioni iniziali si tratta di unità composte sia da soldati dell’esercito azero che da mercenari”, aveva denunciato Beglaryan a TPI. “Il rischio di pulizia etnica è molto alto e non aiuta di certo il coinvolgimento di mercenari e terroristi da Siria e Libia, che già hanno esperienza di episodi di genocidio”.
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