Il processo alla premio Nobel per la pace inizia mentre il Paese è attraversato da una crescente ondata di protesta contro i militari. Le manifestazioni si susseguono e si moltiplicano le azioni di disobbedienza civile e di boicottaggio. Le forze armate reagiscono con una repressione sempre più brutale. Anche ieri hanno sparato sulla folla e tra i dimostranti ci sono stati almeno 18 morti.
La scorsa settimana, decine di migliaia di persone sono scese in piazza in molte città di Myanmar, tra cui Nay Pyi Taw e le due maggiori città del paese, Yangon e Mandalay, per protestare in maniera pacifica contro il colpo di stato dei militari. Nel tentativo di disperdere le proteste, le forze di sicurezza hanno risposto con proiettili veri, proiettili di gomma, gas lacrimogeno e cannoni ad acqua.
I principi di base delle Nazioni Unite sull’uso della forza e delle armi da fuoco da parte della polizia stabiliscono che le forze di sicurezza devono esaurire tutti i mezzi non violenti prima di impiegare la forza come ultima risorsa. Inoltre, questi principi stabiliscono che le autorità debbano ricorrere alla massima moderazione e facciano ricorso all’utilizzo di armi da fuoco esclusivamente per proteggersi da un’imminente minaccia di morte o gravi ferite e quando non sussista pericolo di morte o ferimento per le persone estranee ai fatti. È sempre illegale sparare sulla folla in maniera indiscriminata.
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