I musulmani rischiano di essere eliminati dalla Repubblica Centrafricana
Una grave crisi alimentare. L’assenza di uno stato e le atrocità commesse dai ribelli Seleka. Un’ondata di abusi degli anti-Balaka mina ora la sopravvivenza dei musulmani
Nella Repubblica Centrafricana il crollo dell’apparato statale e la fragilità del governo di
transizione, in carica dal gennaio 2014, hanno lasciato alcune aree
del Paese in balia dei gruppi di militanti.
Oltre 6mila persone sarebbero rimaste uccise da quando i ribelli
musulmani Seleka hanno preso il controllo di Bangui, la capitale del Paese, nel marzo del 2013. Gli sfollati sarebbero più di un milione.
Secondo quanto riporta Al Jazeera, il comitato internazionale della Croce Rossa ha riferito che oltre
1.000 persone stanno ancora cercando i loro familiari, dopo essere stati
separati a causa delle violenze scoppiate in Repubblica Centrafricana.
Una mappa della Bbc mostra la posizione geografica della Repubblica Centrafricana
Le Nazioni Unite hanno dichiarato inoltre che più di 2,7 milioni
di persone – oltre metà della popolazione del Paese – necessitano di aiuti umanitari, mentre almeno 1,5 milioni di persone hanno difficoltà a
procurarsi il cibo necessario per sopravvivere.
Questa crisi umanitaria si è ulteriormente aggravata in seguito a un’ondata
di abusi compiuta da parte dei ribelli Seleka, a cui un gruppo di combattenti cristiani
noto con il nome di anti-Balaka – che tradotto in italiano significa
“anti-machete” – ha risposto colpendo la comunità musulmana del Paese.
Si è dunque venuta a creare una situazione in cui i musulmani in Repubblica Centrafricana sono presi di mira dai ribelli cristiani anti-Balaka .
Le elezioni presidenziali e parlamentari nel Paese si terranno il 18 ottobre del 2015.
Le milizie anti-Balaka avrebbero approfittato del vuoto politico creatosi nel Paese per impegnarsi in una pulizia etnica nei confronti dei musulmani al fine di eliminare fisicamente la comunità, si legge nel rapporto Identità cancellate: i musulmani nelle zone della pulizia etnica della Repubblica centrafricana di Amnesty International, l’organizzazione non governativa che lotta per il rispetto dei diritti umani.
Joanne Mariner di Amnesty International ha riferito che la comunità musulmana della parte occidentale del Paese sta venendo duramente repressa ed è costretta ad abbandonare la propria religione.
Secondo quanto riporta la Bbc, la già grave crisi alimentare sarebbe aggravata dal fatto che molte attività commerciali legate alla vendita di cibo erano gestite dalle persone di religione musulmana colpite dagli anti-Balaka.
Per questo motivo le Nazioni Unite hanno intrapreso una campagna aerea volta a distribuire aiuti alimentari ogni mese. Le strade sono troppo pericolose per poter trasportare il cibo senza una scorta militare, ha detto un portavoce del programma alimentare mondiale delle Nazioni Uniti.
Amnesty International ha inoltre precisato che i musulmani che vivono nelle zone rurali del Paese sono quelli che vengono presi maggiormente di mira dai miliziani anti-Balaka.
Oltre 30mila musulmani oggi vivono all’interno di sette enclavi distribuite nel Paese, che sono protette dalle truppe delle Nazioni Unite.
“I musulmani che invece abitano al di fuori di queste enclavi non hanno il permesso di esprimere la propria fede, non possono pregare o vestirsi in modo da essere identificati come musulmani” afferma Mariner. Diversi musulmani sono stati costretti a convertirsi al cristianesimo.
Lo scorso aprile un inviato degli Stati Uniti ha dichiarato che la quasi totalità delle 436 moschee presenti nella Repubblica Centrafricana è stata distrutta a causa delle violenze.