Essere musulmani nell’America di Trump
A una settimana dalle elezioni, TPI ha intervistato alcuni musulmani che vivono negli Stati Uniti per sapere come si sentono e cosa si aspettano dal presidente Trump
L’8 novembre scorso, il candidato repubblicano Donald Trump ha vinto le elezioni americane, diventando di fatto il futuro presidente degli Stati Uniti d’America.
L’80 per cento della popolazione americana è caucasica, ed è a queste persone che si è rivolto Trump durante la campagna elettorale. Molti sono spaventati da quello che potrebbe significare l’elezione di un presidente come Trump per il resto del mondo, ma soprattutto per quegli americani che non fanno parte del suo elettorato o che sono stati presi di mira dalla sua campagna elettorale.
Minoranze etniche e religiose, la comunità Lgbt, le donne, gli immigrati, i disabili – Trump non ha risparmiato nessuno. La sua è stata una campagna elettorale iniettata di odio e caratterizzata in particolare da un’inquietante retorica anti-musulmano.
Ci sono circa 2,9 milioni di musulmani negli Stati Uniti e non c’è mai stato un ciclo elettorale più concentrato su di loro rispetto a questo; dalla promessa di vietargli l’ingresso nel Paese, alla proposta di creare un database per controllare quelli che già ci vivono, Trump ha avanzato diverse ipotesi su quel che accadrà loro durante il suo mandato.
A una settimana dalle elezioni, TPI ha intervistato alcuni musulmani che vivono negli Stati Uniti per sapere come si sentono e cosa si aspettano da “President Trump”.
“Io vorrei solo essere considerata al pari di altri all’interno della società americana. Vorrei delle leggi razziali per tutelare le persone di colore. Vorrei il diritto di poter praticare la mia religione e vestirmi come voglio, proprio come fanno tutti gli altri. Vorrei che nessuno mi mancasse di rispetto. Per me, la sfida principale sarà affrontare il razzismo e l’odio contro i musulmani con cui è stato indottrinato il popolo americano“. Alina Haqq* – 41 anni – Boston (MA)
“La mia reazione all’elezione di Trump è stata di leggera sorpresa. Molto leggera. Anche solo sfogliando Facebook si può capire a che tipo di informazioni sono esposti la maggior parte dei liberali (e conservatori). Sono rimasto più sorpreso dallo shock estremo di molti altri, in particolare i miei amici all’estero che erano ‘imbarazzati’ per l’America. C’è un forte distacco tra i musulmani occidentali e quelli di cui le persone hanno paura. Questo è il momento di affrontare una discussione civile con chi è diverso da noi“. Abir Momen – 24 anni, ingegnere – New York City (NY)
“Sto ancora cercando di metabolizzare quello che è successo, ma ora come ora non mi sento più molto sicura. Ci è voluta tutta la mia forza per alzarmi dal letto il giorno dopo le elezioni — ero a pezzi sia fisicamente che emotivamente. Dall’11 settembre in poi, sono tanti anni che i musulmani vengono discriminati e temo che la situazione stia per peggiorare a causa di informazioni inesatte e percezioni negative. Sono diventata così nervosa che ho supplicato mio padre di non andare più in moschea a causa dei ricorrenti attacchi mirati contro i musulmani a New York. Spero che le persone intorno a me sapranno essere comprensive e affettuose. Ci aspetta una strada tosta da percorrere e spero che saremo in grado di mettere da parte le nostre differenze e lavorare insieme“. Naila Khan* – 21 anni, studentessa – Amherst (MA)
“Trump, come tutti noi, è contro i musulmani estremisti e i terroristi. Ha specificato più volte di non essere contro tutti i musulmani in generale. Sinceramente, non penso cambi molto chi sia il presidente degli Stati Uniti, tanto il governo americano resterà sempre pro-Israele. Hillary e i presidenti del passato non sono tanto migliori di Trump. Solo perché non dicono le cose sbagliate o non dicono le cose in modo sbagliato, non significa che non le stiano FACENDO! Le azioni parlano più forte delle parole“. Ayesha Bhatti* – 41 anni, impiegata – Ohio
“Io sono originario della California, e come la maggior parte dei californiani, sono contro Trump. Non riesco a capire perché qualcuno voterebbe per un uomo del genere. Io personalmente non sono mai stato maltrattato o discriminato a causa della mia etnia o della mia religione negli Stati Uniti. Però credo che forse adesso ci saranno più divisioni tra razze e Stati, e forse i musulmani saranno ancora più presi di mira. Possiamo solo sperare per il meglio e sperare che gli stati liberali e dalla mentalità aperta come la California, l’Oregon e New York, non riflettano i valori di Trump“. Ibrahim Ahmad* – 22 anni, studente –
Los Angeles (CA)
“Stavo seguendo lo spoglio delle elezioni in diretta e Trump era in vantaggio per quasi tutto il tempo. È in quel momento che mi sono cominciata a sentire a disagio. Quando hanno annunciato la sua vittoria ero sconvolta. Come è possibile che un uomo così egoista e pieno di odio sia la scelta di così tanti americani? Io e i miei amici musulmani siamo rimasti molto delusi, ma io personalmente non temo ripercussioni. Suppongo che dipenda dal fatto che sono perfettamente integrata. Dove vivi e quanto fai parte della società sicuramente gioca un ruolo importante nel livello di disagio che può provare un individuo“. Subuhi Siddiqi – 50 anni, insegnante – Swedesboro (NJ)
“Inizialmente, quando Trump ha cominciato a fare commenti xenofobi contro i musulmani e gli stranieri ho avuto un po’ di paura, perché le sue minacce di controlli estremi sugli immigrati avrebbero avuto ripercussioni su persone come me. Sono meticciato, ma ho l’aspetto di un maschio caucasico, trovo che solo quando dico il mio nome vengo visto in modo diverso. Sono scioccato dal fatto che gli americani abbiano potuto eleggere qualcuno con tendenze così maligne come il loro presidente. Da quello che ho sentito, un sacco di sostenitori di Trump stanno approfittando della sua vittoria per molestare le persone di colore, che è ironico considerando che questo è un paese fondato da immigrati e di cui gli europei non sono neanche gli abitanti originari“. Mishari Drissi – 21 anni, studente – Swedesboro (NJ)
“Sono la Presidentessa dell’Associazione Islamica della mia università. La mattina dell’elezione di Trump mi sono svegliata arrabbiata e turbata. Frequento una scuola principalmente ‘bianca’ e la mia prima lezione di quel giorno era Storia degli Stati Uniti d’America. Per la prima volta in vita mia, non so se fosse una paura razionale o meno, ma ho provato paura. Tanta paura e tanta rabbia. Avevo paura per i miei amici di altre minoranze etniche e religiose. Avevo paura per i miei amici musulmani, per le ragazze con e senza il velo. Io e alcuni amici abbiamo saltato la prima lezione per andare a fare una preghiera insieme. Ci siamo messi in cerchio nel campus e abbiamo pregato. Per qualche ora sono stata bene e mi è tornata la speranza. Poi alcuni passanti ci hanno aggrediti verbalmente. Piano piano sono cominciate ad arrivare notizie di amici vittime di crimini dell’odio e episodi di discriminazione nel nostro campus. Adesso abbiamo tutti paura. Per la prima volta mi sento di non appartenere più in luogo dove sono sempre stata a mio agio“. Aamna Aamir – 20 anni, Presidente Associazione Islamica Seton Hall University – South Orange (NJ)
“Essendo un cittadino americano di origine mediorientale, corrispondo perfettamente al profilo del tipo di persona che Trump vorrebbe espellere. I suoi piani razzisti di vietare i musulmani, messicani e altri immigrati nel Paese hanno aperto la porta a forme di molestie e bullismo mai viste prima negli Stati Uniti. Temo che comportamenti razzisti e intolleranti, e crimini dell’odio potrebbero diventare comuni durante il mandato di Trump“. Sami Jazairi – 37 anni, commercialista – Salt Lake City (UT)
*Alcuni degli intervistati hanno chiesto di mantenere l’anonimato per paura di ripercussioni. Il nome qui utilizzato è di finzione e non corrisponde a quello reale.
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