Rimandata a casa sei volte, muore a 2 anni di cancro ai polmoni: per i medici era asma
La bambina aveva forti problemi respiratori e continuava a perdere peso
Una bambina di due anni è morta per un cancro ai polmoni: i medici credevano che fosse un semplice asma e l’hanno rimandata a casa sei volte in due anni.
A denunciare la vicenda è stata la madre della bambina, Kelly Clarkson, che ha raccontato tutto alla stampa locale. Secondo quanto ricostruito dalla donna, la figlia aveva problemi respiratori da quando aveva sei mesi, nel novembre del 2016: aveva una tosse molto forte, tanto da non riuscire a trattenere il cibo.
Le condizioni di salute della piccola sono peggiorate con il tempo: nel giro di due anni Megan Clarkson ha perso peso, aveva problemi a respirare, fino a quando sul suo petto non sono comparsi dei lividi, accompagnati da un forte dolore sotto le braccia.
In tutti questi mesi Kelly Clarkson ha chiesto il parere di diversi specialisti, ma nessuno ha capito di cosa si trattasse realmente. Secondo i medici infatti si trattava semplicemente di asma, una condizione normale in alcuni bambini. Per curarla sarebbero bastati inalatori e antibiotici.
Nessuno dei sei specialisti contattati dalla famiglia ha pensato di sottoporre Megan Clarkson ad una radiografia e solo a dicembre del 2018, quando la bambina è stata ricoverata al Royal Hospital for Children di Glasgow i medici hanno scoperto la verità.
La piccola aveva una forma di cancro ai polmoni nota come blastoma pleuropolmonare di tipo tre.
I medici hanno sottoposto la bambina ad un’operazione per rimuovere il polmone destro, ma Megan Clarkson ha avuto un arresto cardiaco ed è morta il 2 gennaio 2019.
“Siamo stati dietro ai medici da quando Megan aveva 8 mesi, ma non è servito a nulla. Solo una diagnosi precoce può aiutare a sconfiggere il cancro, Megan era arrivata troppo tardi”, ha raccontata la madre ai media locali.
“Se scoperto in tempo, avrebbe avuto il 90 per cento di possibilità di guarire dal tumore, ma in questo modo si sono abbassate al 37 per cento. Siamo delusi e andremo a fondo per capire perché siamo stati trattati in questo modo. Bisogna cambiare il sistema prima che succeda ad altri”.