Evo Morales è stato sconfitto al referendum per ricandidarsi per la quarta volta in Bolivia
I NO hanno finora ottenuto il 63,5 per cento dei voti validi, contro il 36,5 per cento dei SI. Il terzo mandato finirà nel 2019
Evo Morales, il presidente della Bolivia, aveva indetto un referendum per una revisione costituzionale che introducesse la possibilità di candidarsi per un quarto mandato.
I risultati provvisori indicano però che i NO hanno finora ottenuto il 63,5 per cento dei voti validi, contro il 36,5 per cento dei SÌ.
La riforma, se fosse passata, avrebbe significato la ricandidatura alle elezioni del 2019 e un possibile prolungamento del mandato fino al 2025.
Morales è al potere dal 2006 ed è stato poi rieletto nel 2009 e nel 2014. Finirà il suo attuale terzo mandato nel 2019.
I sostenitori del no hanno già iniziato a festeggiare in varie città del paese.
Il leader dell’opposizione ed ex presidente, Jorge “Tuto” Quiroga, aveva messo in guardia sulle possibilità che il governo potesse fare brogli elettorali e pressioni sull’elettorato e ha invitato l’Organizzazione per il monitoraggio elettorale degli stati americani a non lasciare il paese fino a quando il risultato ufficiale non fosse annunciato.
Un altro politico dell’opposizione, Samuel Doria Medina, ha invitato Morales a riconoscere il risultato e a concentrarsi sulla risoluzione dei problemi della Bolivia nel tempo che gli resta, invece di cercare il modo per candidarsi per un altro mandato.
Morales, che ha vinto tre elezioni presidenziali, sembrava non essere toccato dalle preoccupazioni economiche e le accuse di corruzione che hanno coinvolto altri governi socialisti della regione.
Nel mese di dicembre 2015, il Partito Socialista Unito venezuelano di Nicolás Maduro ha subito una perdita schiacciante nelle elezioni del Congresso.
Un mese prima, in Argentina, è stato eletto presidente Mauricio Macri, del partito di destra conservatrice Proposta Repubblicana, interrompendo la serie di governi socialisti peronisti dei coniugi Kirchner.
La popolarità personale di Morales è però stata erosa recentemente da uno scandalo su una sua ex amante, Gabriela Zapata, da cui Morales ha ammesso di aver avuto un figlio.
La donna ricopre una posizione di rilievo nella società di ingegneria cinese, Camc, che ha ottenuto più di 500 milioni di dollari in contratti con il governo boliviano.
La prospettiva di un quarto mandato di Morales aveva provocato dissenso nel paese, nonostante la popolazione gli riconosca il merito dell’importante trasformazione economica e sociale del paese.
Il presidente aveva sperato che l’aver guidato il governo più stabile nella storia della Bolivia, il suo impegno per i diritti degli indigeni, la crescita economica e la riduzione di ineguaglianza e povertà avrebbero giocato un ruolo determinante nella campagna referendaria. Ma così non è stato.
La tensione tra il fronte del no e quello del si ha raggiunto l’apice quando i sostenitori del partito di Morales hanno dato fuoco alla sede di un municipio governato da un partito di opposizione.
Quell’episodio ha provocato indignazione tra i cittadini, che hanno promesso di “punire” Morales alle urne.
Marleny Aramayo, una cittadina di La Paz ha detto al Guardian: “Ho votato no, perché non è mai una buona cosa quando le autorità restano in carica per un tempo illimitato, soprattutto con un lavoro così difficile come la gestione dello stato”, ha detto, preoccupata per la proposta di revisione costituzionale.
“Ho sempre votato per Morales, ma questa volta ho votato no”, ha detto un’ex sostenitrice di Morales, Tatiana Aranieba. “Penso che sia il momento giusto per un cambiamento”.
Ma in molti hanno invece votato si come segno di “gratitudine” per le riforme introdotte da Morales durante gli anni al potere.
Felipa Arequipa, una pensionata boliviana sostiene invece la necessità di dare a Morales la possibilità di ricandidarsi. “Per tanti anni non ci siamo mai mossi in avanti, ora stiamo davvero avanzando ed è grazie a Evo”, ha detto lei.