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Moldavia: al referendum per l’adesione all’Ue il sì vince per soli 744 voti. Mosca denuncia “anomalie nel voto”

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La presidente della Moldavia Maia Sandu. Credit: AGF

Intanto la presidente Maia Sandu andrà al ballottaggio contro l'ex procuratore Alexandr Stoianoglo

Al referendum per modificare la Costituzione della Moldavia per sancire l’adesione di Chisinau all’Unione europea, svoltosi ieri domenica 20 ottobre 2024, il sì ha vinto per soli 744 voti mentre alle elezioni presidenziali il capo dello Stato uscente Maia Sandu ha ottenuto meno del 42 per cento delle preferenze, obbligandola al ballottaggio contro l’ex procuratore Alexandr Stoianoglo, che ha incassato poco più del 26,3 per cento. Intanto, il Cremlino ha denunciato “anomalie nel voto”.

I dati ufficiali parlano di un’affluenza al referendum sul futuro della Moldavia in Europa pari al 50 per cento, ben al di sopra del quorum previsto al 33 per cento, e di una vittoria dei sì con il 50,03 per cento a fronte del 49,97 per cento dei no. Sebbene le prime proiezioni dessero in netto vantaggio i contrari, con lo spoglio dei voti dall’estero lo scarto si è progressivamente ridotto fino a raggiungere una maggioranza di sole 744 preferenze per i favorevoli alla modifica della Costituzione. Ma qui sono cominciate le polemiche.

Oltre che tra gli elettori all’estero, i sì hanno vinto in soli 8 su 36 tra distretti, regioni autonome e municipalità speciali del Paese, mentre la presidente filo-europeista ha conquistato la maggioranza in più territori, costringendola comunque al ballottaggio del 3 novembre contro Stoianoglo, considerato molto più vicino a Mosca.

Lo scontro con la Russia
Ieri, quando sembravano ancora prevalere i no, la presidente Maia Sandu aveva accusato non meglio precisati “gruppi criminali, che agiscono di concerto con forze straniere ostili agli interessi della Moldavia”, riferendosi implicitamente alla Russia che da sempre appoggia (anche con una presenza militare) la repubblica separatista della Transnistria, di aver minato il referendum.

Questa mattina, a spoglio concluso, è invece intervenuto il Cremlino, denunciando “anomalie” nel conteggio dei voti. Nel corso di una conferenza stampa il portavoce della presidenza russa, Dmitri Peskov, ha anche chiesto a Sandu di fornire le “prove” sulle “gravi accuse” mosse contro Mosca.

Al Cremlino ha risposto questa mattina la Commissione europea, denunciando il clima di “ingerenza senza precedenti” da parte della Russia in cui si sono svolti sia il referendum sull’adesione all’Ue che il primo turno delle presidenziali. “Abbiamo notato che il voto si è svolto in un contesto di interferenze e intimidazioni senza precedenti da parte della Russia (…) volte a destabilizzare il processo democratico nella Repubblica di Moldova”, ha dichiarato in conferenza stampa a Bruxelles il portavoce della Commissione Ue, Peter Stano.

Un Paese spaccato
All’inizio di ottobre, le forze dell’ordine moldave hanno annunciato la scoperta di un “piano per l’acquisto di voti” durante il referendum e le elezioni presidenziali, accusando Ilan Shor, un oligarca filo-russo attualmente in esilio in Russia, di aver pagato 15 milioni di euro a circa 130mila persone per influenzare il voto.

Il leader della coalizione Pobeda (Vittoria) è stato condannato in contumacia a 15 anni di carcere per frode e riciclaggio di denaro con l’accusa di aver sottratto quasi un miliardo di euro dalle banche moldave nel 2014. Intanto il suo partito Shor è stato dichiarato incostituzionale e messo al bando nel 2023. L’uomo ha sempre respinto ogni accusa, affermando che “i pagamenti erano legali” e richiamandosi al diritto alla libertà di espressione.

Il 17 ottobre scorso, le autorità moldave hanno inoltre annunciato di aver sventato un altro complotto ordito per provocare disordini durante le elezioni. Oltre un centinaio di giovani, secondo Chisinau, avrebbero ricevuto un particolare addestramento a Mosca da parte di alcune compagnie militari private, altri avrebbero anche partecipato a “un addestramento più avanzato in guerriglia in alcuni campi” in Serbia e Bosnia. Alla fine solo quattro persone sono state fermate e rilasciate dopo 30 giorni.

L’ex repubblica sovietica di Moldavia, con una popolazione di circa 2,5 milioni di abitanti, ha presentato richiesta di aderire all’Ue in seguito all’invasione della vicina Ucraina da parte della Russia nel febbraio del 2022 e pochi mesi dopo ha ottenuto lo status di Paese candidato insieme a Kiev. A giugno scorso, Bruxelles ha accettato di avviare i negoziati di adesione. Il 12 per cento del territorio de iure appartenente alla Moldavia è però occupato dall’autoproclamata repubblica di Transnistria, che si estende lungo tutta la zona del Paese al di là del fiume Dniestr, che dal 1991 è di fatto indipendente e vede la presenza di migliaia di soldati russi.

Maia Sandu invece è in carica dal 2020 e dall’anno successivo il suo Partito di Azione e Solidarietà, appartenente alla famiglia politica del Partito Popolare Europeo (Ppe), governa il Paese. Ma l’anno prossimo sono previste le elezioni parlamentari che, a causa della crisi economica e politica locale, potrebbero veder vincere le forze di opposizione.

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