Il mistero della donna ritrovata carbonizzata quasi 50 anni fa in Norvegia
Nel 1970 il cadavere della “donna di Isdal” è stato trovato in una zona conosciuta come “valle della morte”. Dopo 46 anni si riaprono le indagini per rivelarne l'identità
Il mistero della “donna di Isdal” è un caso irrisolto su cui la Norvegia indaga da più di 46 anni. Nel 1970 il corpo carbonizzato di una donna è stato ritrovato nella valle di Isdalen, in una zona conosciuta come “valle della morte”.
Gli scienziati, ora, credono di aver fatto un importante passo avanti nel tentativo di svelare l’identità della donna, rimasta finora sconosciuta. Gli ultimi esami hanno rivelato alcune tracce chimiche che potrebbero indicare agli investigatori dove la donna è cresciuta.
Secondo i risultati, la ricerca si restringe a un’area al confine tra la Francia e la Germania.
Di recente alcuni media norvegesi si sono occupati del caso, facendo tornare d’attualità la vicenda. Uno scienziato del servizio di investigazione criminale norvegese ha definito i risultati “più specifici di quanto non ci si sarebbe mai potuto sognare”.
La storia:
La mattina del 29 novembre 1970, un uomo e le sue due figlie hanno trovato un cadavere nella valle di Isdalen. Il corpo è stato trovato sdraiato su alcune rocce, con le braccia in una posizione definita tipica per quella di un cadavere bruciato.
Credit: Bergen State Archive
La valle in cui è stato ritrovato il corpo è conosciuta come la “valle della morte” perché nel medioevo era un luogo in cui si commettevano suicidi. Inoltre, negli anni Sessanta, alcuni escursionisti sono morti nella stessa zona, a causa della nebbia.
Ma la donna non sembrava essere una escursionista. “Era fuori dal sentiero, non si tratta di un posto in cui si va per camminare”, ha raccontato uno degli ufficiali di polizia arrivati per primo sul luogo, ricordando di aver sentito un “forte odore di carne bruciata”.
“Il corpo era bruciato su tutta la parte anteriore”, incluse “la faccia e gran parte dei capelli”, ha raccontato precisando che stranamente non era bruciato sul lato posteriore.
“Sembrava come se si fosse lanciata all’indietro” scappando dal fuoco, ha aggiunto l’agente aggiungendo che la donna era talmente ustionata da non poter immaginare quale fosse il suo aspetto prima.
La polizia ha trovato alcuni oggetti sul luogo in cui è stato ritrovato il cadavere: gioielli, un orologio, un ombrello rotto e alcune bottiglie. Ma la cosa che ha più impressionato chi ha visto la scena è stata la posizione degli oggetti. La donna non indossava i gioielli e l’orologio, ma erano stati piazzati di fianco a lei.
Credit: Bergen State Archive
“Il piazzamento degli oggetti intorno al corpo era strano, sembrava ci fosse stato qualcosa come una cerimonia”, racconta Tormod Bones, uno degli investigatori.
La polizia ha inoltre ritrovato i resti di un paio di stivali di gomma. “La donna indossava molti vestiti, di un materiale sintetico, e tutti gli indumenti erano stati pesantemente bruciati”, racconta ancora Tormod. L’etichetta dei vestiti era stata tagliata.
La polizia ha quindi divulgato un appello a eventuali testimoni di quanto accaduto. Ha descritto la donna, definendola alta circa 1 metro e 64 centimetri, con capelli neri, un viso piccolo e tondo, occhi castani e orecchie piccole. La donna avrebbe avuto un’età apparente tra i 25 e i 40 anni.
Da allora, non avendo un nome, è diventata la donna di Isdal.
Dagli esami sul corpo della donna è stata rilevata la presenza di un ematoma sul lato destro del collo, che potrebbe essere il risultato di un colpo o di una caduta. L’autopsia ha dimostrato che la donna non era mai stata incinta né aveva avuto un bambino.
La morte sembra sia stata molto dolorosa. “La donna sembra che fosse vive nel momento in cui è stata bruciata dalle fiamme”, ha detto Tormod. “Possiamo dire per certo che è stata usata benzina” per darle fuoco. La donna aveva una forte concentrazione di monossido di carbonio nel suo sangue. Gli esperti hanno inoltre stabilito che all’interno del suo stomaco c’erano almeno 50 sonniferi.
L’autopsia ha fatto emergere che la donna è morta per una combinazione del monossido di carbonio e dell’ingestione delle pillole. La morte è stata annunciata come un caso di suicidio, ma in molti non hanno mai creduto a questa ipotesi, tanto da riprendere le indagini anche dopo la momentanea chiusura del caso e i funerali cattolici tenuti per la donna, prima che venisse seppellita nel febbraio 1971.
Oggi:
Dopo 46 anni, la polizia norvegese ha deciso di riaprire le indagini sul caso. La televisione di stato norvegese NRK ha scoperto che la mascella della donna di Isdal è stata conservata finora, aprendo così la possibilità a nuove analisi con metodi scientifici inesistenti in passato.
Gli investigatori hanno dato il via a un’analisi sui denti della donna misteriosa, usando per la prima volta nella storia norvegese una tecnica specifica. I risultati sono stati così sorprendenti, a detta degli investigatori, che potrebbe essere ora possibile rintracciare qualcuno che conosceva la donna.
“Possiamo definire una zona ristretta da cui probabilmente proveniva” la donna, spiega un professore associato dell’Università australiana di Canberra. Jurian Hoogewerff è uno dei massimi esperti in questo tipo di analisi ed è stato per questo intervistato dalla televisione norvegese.
Le analisi del Dna fatte in passato suggerivano che la donna potesse provenire dall’Europa, probabilmente dalla Francia.
Considerati i risultati, sarà ora possibile andare in una “zona specifica” per poter continuare le indagini. “Possiamo approcciarci ai nostri colleghi europei con nuove informazioni specifiche”, sostengono gli investigatori.
In base all’analisi degli isotopi i ricercatori pensano che la donna di Isdal si fosse spostata dall’est o dal centro Europa verso ovest negli anni tra l’infanzia e l’adolescenza. Al momento della morte non è stato possibile rendere nota l’età della donna, ma dagli esami svolti ora si può pensare che questo spostamento sia avvenuto subito prima o durante la Seconda guerra mondiale, secondo quanto riporta NRK.
“Inizio a credere che possiamo davvero scoprire la sua reale identità”, hanno detto i componenti del team che sta indagando per la televisione norvegese da un anno. “Forse il mistero che dura da 46 anni può avere una fine”.