Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 22:00
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Esteri

Migranti, il trafficante libico Bija si difende: “Su di me i giornalisti italiani raccontano solo menzogne”

Immagine di copertina

Il libico al centro dell'inchiesta di Avvenire che mostra la collaborazione tra governo italiano e trafficanti replica alle accuse

Il trafficante libico al Bija replica ad Avvenire dopo l’inchiesta

“Sono stato offeso. Dire che ho nascosto la mia identità è una menzogna”, così al Bija, il libico al centro dell’inchiesta che mostra la collaborazione tra governo italiano e trafficanti libici per il contenimento dei migranti in Libia, in un’intervista ad Avvenire risponde alle accuse mosse dai giornalisti che negli anni hanno indagato sulla sua appartenenza a una rete criminale.

In particolare, il 5 ottobre scorso Nello Scavo ha pubblicato sul quotidiano della Cei alcune immagini che ritraggono Bija insieme a funzionari italiani in un incontro organizzato a maggio 2017 presso il Cara di Mineo, in Sicilia, in cui l’uomo e i suoi soci avrebbero dovuto discutere un modello per la gestione dei flussi migratori.

Eppure Abd al-Rahman al-Milad, conosciuto come al Bija, è accusato dalle Nazioni Unite di essere uno dei peggiori trafficanti di uomini in Libia, responsabile dell’annegamento di decine di persone al largo delle coste libiche e considerato il boss della zona di Zawyah, dove controlla un centro di detenzione in cui centinaia di migranti vengono torturati.

Migranti, questa foto dimostra la collusione dell’Italia con la Libia peggiore. Altro che Ong

Quello che l’inchiesta di Scavo e le altre condotte in precedenza contestano al governo italiano, in quel periodo guidato dal premier Paolo Gentiloni, è di essersi accordati con i trafficanti libici, accusati dei crimini peggiori, per ridurre il numero di migranti che cercavano di raggiungere l’Europa passando per l’Italia.

Secondo quanto riporta il ricercatore dell’Ispi Matteo Villa, un mese dopo l’atterraggio di Bija in Sicilia le partenze di profughi dalla Libia precipitarono ai minimi storici, con una riduzione superiore al 50 per cento per ogni mese. “Si passa dai circa 26mila di maggio (il vertice nel Cara di Mineo è dell’11 maggio) ai quasi 5mila di settembre”, ricorda Nello Scavo nella sua inchiesta.

Tutti, inclusi i membri delle organizzazioni umanitarie che hanno assistito all’arrivo di Milad in Italia, conoscevano l’identità del trafficante, ma in Italia l’uomo è stato fatto arrivare in qualità di membro della guarda costiera libica, che il governo Gentiloni riconosceva in via ufficiale insieme alla relativa zona di ricerca e soccorso, affinché i salvataggi delle imbarcazioni di migranti avvenissero direttamente di fronte alle coste della Libia. Tre mesi prima l’allora ministro dell’Interno Minniti aveva firmato un memorandum con il governo di Al Sarraj che prevedeva appunto la cooperazione con la guardia costiera di Tripoli.

Come funziona il business del traffico di esseri umani in Libia

Ad agosto 2018 il “guardacoste” Bija avrebbe ricevuto una delle 12 motovedette che l’Italia ha concesso gratuitamente alla guardia costiera.

Circa un mese prima il Consiglio di Sicurezza dell’Onu aveva deciso l’imposizione di sanzioni contro di lui e contro gli altri membri di una “lista nera”, di cui fanno parte diversi colleghi del trafficante libico.

Oggi Bija nell’intervista afferma che tutte le accuse contro di lui sono in realtà una “bugia”, e cioè di non essere un trafficante.

“Bija è un bravo ragazzo, con un diploma dell’Accademia Navale. Ho giurato che avrei lottato per la patria e lo sto facendo”, dice, e afferma di essere giunto in Italia per “discutere di come fermare i flussi migratori”.

Ad Avvenire Milad assicura di “continuare a lavorare per la patria”, dalla parte del governo Sarraj, sostenuto da quella stessa Onu che contro di lui ha varato sanzioni e che gli ha congelato i conti corrente nel 2018.

“Sostiene di non avere mai smesso di contrastare l’immigrazione illegale, secondo gli accordi con l’Italia del 2008, stretti tra Berlusconi e Gheddafi e validi ancora adesso”, scrive Nello Scavo sul quotidiano della Cei.

Bija accusa il giornalista che ha seguito l’inchiesta di aver “scritto menzogne”, lo minaccia di voler “aprire un caso per processarlo”, e mostra la foto di Nancy Porcia, giornalista freelance tra le prime a documentare l’ascesa di Bija – anche su TPI – che ritiene responsabile di aver “raccontato menzogne su di lui”.

Dei suoi rapporti con gli altri trafficanti sanzionati dall’Onu Milad non vuole parlare.

Tra questi, Mohamed Khushlaf, un multimilionario che controlla la raffineria di Zawiya, fonte di tutto il diesel esportato dalla Libia, che fornisce carburante ai trafficanti e gestisce un mercato di prostituzione dall’Africa sub-sahriana e dal Marocco. Alla fine della scorsa settimana Kachlaf ha inaugurato un moderno centro medico privato (convenzionato con il governo libico) costruito con proventi propri.

“Per gli investigatori Onu è chiaro da dove vengano quei soldi”, scrive Scavo, e spiega che nella sua replica Bija ha fatto capire che, se i giornalisti italiani controllano lui, vale anche il contrario, e cioè che lui e la sua tribù tengono d’occhio loro.

“Lascia la conversazione inviando un ritaglio da Avvenire del giugno scorso, quando una motovedetta di Zawyah prelevava il motore di un gommone dei trafficanti: ‘Anche questa è una bugia’”.

Chi controlla davvero i centri di detenzione in Libia, dove i migranti vengono torturati e stuprati
Ti potrebbe interessare
Esteri / Ecco come gli Usa
possono hackerare
il tuo telefono grazie a un accordo
con un’azienda israeliana
Esteri / Guerra di Israele contro Hamas e Hezbollah, le ultime notizie. Dall’Aia mandati di arresto per Netanyahu, Gallant e al Masri: "Crimini di guerra e contro l'umanità". Raid israeliano nel nord di Gaza: almeno 60 morti, la maggior parte sono donne e bambini
Ambiente / Cop29, i negoziati continuano ma i Paesi in via di sviluppo avvertono: “Non meno di mille miliardi di dollari”
Ti potrebbe interessare
Esteri / Ecco come gli Usa
possono hackerare
il tuo telefono grazie a un accordo
con un’azienda israeliana
Esteri / Guerra di Israele contro Hamas e Hezbollah, le ultime notizie. Dall’Aia mandati di arresto per Netanyahu, Gallant e al Masri: "Crimini di guerra e contro l'umanità". Raid israeliano nel nord di Gaza: almeno 60 morti, la maggior parte sono donne e bambini
Ambiente / Cop29, i negoziati continuano ma i Paesi in via di sviluppo avvertono: “Non meno di mille miliardi di dollari”
Esteri / Ucraina: Biden sconfessa
se stesso
e invia a Kiev
anche
le mine antiuomo
Esteri / Gaza, al-Jazeera: “21 morti negli ultimi raid di Israele". Libano: 6 vittime negli attacchi dell'Idf
Esteri / Otto razzi colpiscono una base italiana dell’Unifil in Libano: nessun militare ferito
Esteri / Gli Usa vogliono obbligare Google a vendere il browser internet Chrome
Esteri / L’Ucraina bombarda per la prima volta la Russia con i missili a lungo raggio ricevuti dagli Usa
Esteri / Mar Baltico: danneggiati cavi Internet sottomarini tra Finlandia, Germania, Svezia e Lituania. Berlino: “Sabotaggio”
Esteri / Putin aggiorna la dottrina nucleare della Russia: “Possibile risposta atomica al lancio di aerei, missili o droni” contro il territorio russo