Libia in ginocchio, ora i migranti arrivano dalla Tunisia: +156% di partenze verso l’Italia nel 2020
L’ultimo naufragio avvenuto nel Mediterraneo, a largo della Tunisia, riporta il tragico bollettino di 53 morti. Tanti sono i cadaveri recuperati dalla marina tunisina nelle ultime ore. Nessuno è sopravvissuto. Una strage del mare che arriva a pochi giorni dall’inizio dell’estate, la stagione in cui solitamente si moltiplicano le partenze per l’Europa. Anche queste 53 persone avevano come meta il vecchio continente, tutte provenienti dall’Africa sub-sahariana. Sono almeno 25 le donne, di cui una incinta, e tre i bambini che hanno perso la vita.
E il numero di persone che decide di intraprendere questa rotta è destinato ad aumentare. La nuova frontiera dell’emergenza migratoria in nord Africa oltre alla Libia adesso è anche, e soprattutto, la Tunisia, paese dal quale secondo le statistiche del Viminale arriva il maggior numero di migranti lungo la rotta del Mediterraneo centrale. Le città della Tunisia meridionale sono i principali punti di partenza delle persone migranti, provenienti – come detto – soprattutto da Paesi subsahariani. Fuggono da povertà e da conflitti e spesso dopo drammatiche esperienze vissute in centri di detenzione in Libia. Secondo dati dell’Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite, da gennaio ad oggi le partenze dalla Tunisia verso l’Italia sono aumentate del 156% ed il timore è che possano crescere sensibilmente durante l’estate. Secondo le statistiche dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), 110.699 persone sono riuscite a attraversare il Mediterraneo in modo irregolare nel 2019 (6.000 in meno di un anno prima) e 1.283 sono morti nel tentativo.
“La situazione delle partenze clandestine qui sta diventando un grosso problema”, racconta un’attivista della Maison du droit et des migrations, associazione tunisina che si sta occupando dei migranti interni. “Sono aumentate negli ultimi giorni in maniera esponenziale ma non sempre si riesce a bloccarli, anche perché i punti di partenza sono clandestini e i porti lungo la costa sono innumerevoli, sarebbe impossibile pattugliarli tutti”.
Ma perché proprio la Tunisia? Con la Tripolitania ridotta a ferro e fuoco, dove milizie e gruppi di criminali si spartiscono il business degli africani in fuga verso l’Italia e l’Europa, nel corso dell’ultimo anno la Tunisia ha accolto un numero impressionante di persone, tutte localizzate nelle regioni di Tatouine e soprattutto Medenine, vicine al confine libico. In Libia la situazione di guerra rende ogni movimento più complesso. La Tunisia è molto più stabile dal punto di vista politico, anche se alle prese con problemi interni, legati alla crisi economica e alla mancanza di lavoro. Problemi che spesso causano, appunto, le partenze.
Seppur fragile, il piccolo paese nordafricano è considerato meno pericoloso di altri, diventando quindi meta delle migrazioni dall’Africa sub-sahariana. Migranti dal Ciad, Niger, Mali, e dalla Mauritania hanno scelto di attraversare il deserto cercando di evitare la zona meridionale della Libia, in mano a milizie legate ad Aqmi (Al qaeda del Maghreb) all’Isis, o a Boko Haram.
Paolo Howard, Data Migration Analyst per Affari Italiani, spiega come i migranti non provengono solo da Paesi subsahariani. “Considerare la rotta tunisina quale mera alternativa a quella libica appare riduttivo. Sono i migranti tunisini a imbarcarsi dai porti di Sfax e Kerkenna, raramente gli stranieri…I protagonisti della rotta restano i giovani tunisini che, stretti nella morsa di una economia impoverita e di un clima politico asfissiante, fuggono a bordo dei social media prima ancora che delle imbarcazioni di fortuna”.
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