La battaglia persa dell’Europa con i migranti
Le autorità stanno sgomberando il campo profughi di Calais, noto come la Giungla. Intanto al confine tra Grecia e Macedonia la polizia ha fatto uso di gas lacrimogeni
Due battaglie si stanno svolgendo sul fronte migranti, ai due lati opposti d’Europa. Al confine tra Grecia e Macedonia un gruppo di profughi, in arrivo principalmente da Siria e Iraq, ha sfondato le barriere sormontate da filo spinato, installate dal governo macedone nel tentativo di fermare il flusso di persone che dal 2015 sta percorrendo la rotta balcanica per arrivare nel cuore dell’Europa.
Forze dell’ordine in tenuta anti-sommossa sul versante macedone hanno risposto con gas lacrimogeni che hanno colpito indiscriminatamente adulti e bambini, rifugiati e membri della polizia greca. Medici Senza Frontiere, presente sulla scena, ha riportato che 4 dei 22 casi di difficoltà respiratorie curate dopo lo scontro riguardavano bambini sotto i cinque anni.
A 3,500 chilometri di distanza, forze di polizia francese hanno distrutto parte del campo profughi di Calais noto come “la Giungla”. I migranti che hanno cercato di opporsi alla distruzione di quelle che da mesi sono diventate le loro case sono stati colpiti con gas lacrimogeno che in alcuni casi ha causato l’incendio di tende e ripari temporanei.
Da settimane le autorità di Calais parlano di uno smantellamento della Giungla nel tentativo di ridurre il numero di persone che vi abitano da 6000 a mille. Nel frattempo la frontiera con il Regno Unito continua ad essere fortemente controllata dalla polizia francese.
La settimana scorsa si è tenuto a Vienna un incontro tra diversi paesi sulla rotta balcanica per stabilire come fermare il flusso di migranti.
Grandi esclusi di questo incontro sono stati la Grecia e la Germania, tra i due paesi europei che al momento ospitano il più alto numero di rifugiati d’Europa.
L’Austria per il momento ha stabilito una quota di rifugiati che possono entrare ogni giorno all’interno dei propri confini, e pianifica la costruzione di frontiere.
L’Europa si sta impegnando in battaglie che rivendicano una difesa dei confini nazionali, tra chi vorrebbe imporre limiti ed ergere frontiere, come Austria, Regno Unito e Macedonia, e chi invece vorrebbe trovare sistemi per dividere il peso dell’accoglienza dei migranti tra i diversi paesi dell’Unione, come Grecia e Germania.
La presenza di migranti in paesi come Francia, Austria, Germania e Regno Unito spaventa perchè rappresenta uno spostarsi dei confini dell’Unione Europea verso ciò che si sperava fosse il cuore inespugnabile di un continente in cui dal 1945 non si combattono più guerre. I migranti portano con loro l’eco di guerre e dittature che l’Europa vuole dimenticare.
Il fine per il quale viene combattuta questa nuova battaglie non è chiaro. Preservare il welfare nazionale solo per gli abitanti legittimi dell’Unione? Limitare il numero di crimini? I singoli paesi così come l’Unione europea nel suo complesso hanno già speso cifre ingenti per limitare l’ingresso dei migranti: alla fine del 2015 l’Ue ha destinato solo alla Turchia 3 miliardi di euro perché di impegnasse a limitare il numero di migranti che passano attraverso il suo territorio diretti in Europa.
Intanto i singoli paesi stanno investendo milioni di euro nel controllo e ricostruzione di frontiere che erano state sospese con il trattato di Schenghen. Questi investimenti avrebbero potuto essere destinati alla creazione o alla ristrutturazione del welfare sia per i cittadini che per i migranti.
Allo stesso tempo, in base a ciò che è stabilito nel trattato di Dublino, i richiedenti asilo non possono avere accesso al mercato del lavoro fintanto che una decisione non venga presa dal paese d’accoglienza riguardo il loro status legale. Ciò implica mesi di inattività per migliaia di persone, spesso giovani.
Se questa regolamentazione venisse rimossa e se i paesi europei investissero in un più facile accesso al mercato del lavoro sia per migranti che per cittadini locali, le singole economie nazionali potrebbero contare su più forza lavoro e incrementare la popolazione attiva e contribuente. Allo stesso tempo, migliaia di migranti potrebbero contare su alternative lavorative più allettanti rispetto al lavoro nero o alla piccola criminalità.
Il numero di migranti in arrivo in Europa non diminuirà con l’innalzamento di nuove frontiere. Filo spinato, gas lacrimogeni e confini servono solo a rendere l’ingresso più difficile, a far passare un messaggio di astio e repulsione, ad aumentare il guadagno di trafficanti.
Ma non certo a limitare il numero di coloro che vogliono migliorare la propria vita, scappando da conflitti o da economie piegate di cui spesso l’Europa è complice o connivente. L’Europa si sta impegnando per respingere un flusso di umanità che non può essere arrestato: se il focus di questa operazione resterà solamente limitare gli ingressi sarà una battaglia persa e inutile.