Migliaia di cittadini birmani sono fuggiti in Cina dopo gli scontri tra esercito e ribelli
Geng Shuang, portavoce del ministro degli Esteri di Pechino, ha affermato che il governo cinese offre protezione umanitaria a chi scappa dalla guerra in Birmania
Più di 20mila persone del nord della Birmania hanno trovato rifugio in Cina. Si tratta di cittadini che scappano dai sanguinosi combattimenti in corso nel paese tra i gruppi etnici ribelli e l’esercito.
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Geng Shuang, portavoce del ministro degli Esteri di Pechino, ha affermato il 9 marzo che il governo cinese offre protezione umanitaria a chi fugge dalla guerra.
Gli ultimi scontri sono stati registrati nella regione di Shan, uno stato del nord-est del paese nel quale le violenze vanno avanti da novembre 2016. La situazione allontana il raggiungimento della pace auspicato dalla leader birmana Aung San Suu Kyi.
Lunedì 6 marzo 2017 trenta persone sono morte a Lukkai in un attacco. L’esercito per l’alleanza democratica nazionale della Birmania ha dichiarato di aver attaccato Lukkai per contrastare la pressione militare esercitata sui gruppi etnici della zona che non hanno ancora raggiunto accordi di pace a livello nazionale.
Gli abitanti della zona di confine hanno molti contatti culturali e linguistici con la Cina. “La Cina sostiene il processo di pace in Birmania e spera che le parti usino strumenti pacifici per risolvere le loro differenze attraverso il dialogo e le consultazioni”, ha aggiunto Geng.
Tra le principali minacce alla stabilità della Birmania c’è anche la protesta della minoranza musulmana Rohingya contro la persecuzione subita da decenni.
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