“Meta è un’organizzazione terroristica”, la Russia stringe le maglie della censura
L’agenzia di monitoraggio finanziario russa, Rosfinmonitoring, ha aggiunto il colosso tecnologico statunitense Meta Platforms Inc, la società madre di Instagram e Facebook, alla sua lista di “organizzazioni terroriste ed estremiste”. Una mossa che mette la compagnia nella stessa lista dei gruppi nazionalisti di destra, “organizzazioni terroristiche” straniere, compresi i talebani, e gruppi di opposizione russi. Anche Vesna, il movimento russo contro la guerra, è stato inserito nell’elenco delle organizzazioni coinvolte nel terrorismo e nell’estremismo, secondo Interfax.
Da marzo Facebook e Instagram sono inaccessibili in tutto il Paese, ma molti cittadini russi sono ricorsi all’utilizzo delle VPN per continuare a utilizzare i social network: la messa al bando era arrivata al termine di un’analisi dati delle autorità del Cremlino che avevano accusato la piattaforma di tollerare la “russofobia” durante la campagna militare in Ucraina. Meta aveva infatti annunciato il 10 marzo che sui suoi social sarebbero state consentite dichiarazioni come “morte agli invasori russi” ma non minacce credibili contro i civili. Ha poi aggiunto che la modifica si applicava solo agli utenti che pubblicavano dall’interno dell’Ucraina. Mosca aveva inoltre accusato la piattaforma di social media di aver limitato intenzionalmente l’accesso degli utenti a testate giornalistiche sostenute dal governo come Sputnik e Russia Today. Meta non ha ancora fornito una risposta alla mossa del Rosfinmonitoring.
Su Telegram l’avvocato Pavel Chikov ha dichiarato che l’azione penale nei confronti di chi utilizza i software di Meta potrebbe verificarsi in diversi casi: se una persona menziona pubblicamente l’azienda senza indicare il suo status di organizzazione vietata, o se mostra il logo della società e delle sue filiali. La decisione sull’azienda ha causato un po’ di confusione perché il servizio WhatsApp è rimasto disponibile. Per quanto riguarda Instagram, particolarmente popolare in Russia anche per la pubblicità e le vendite online, la sua sospensione ha causato malumori e proteste tra i diversi influencer locali che si sono visti di fatto privati improvvisamente del proprio lavoro.