Perché la Cina ha messo al bando Winnie the Pooh
Il famoso orsetto della Disney non è apprezzato dai vertici del governo cinese, che lo hanno bloccato su molti siti per la sua somiglianza con il presidente Xi Jinping
Uno dei personaggi Disney più amati di sempre è scomparso dai social media in Cina. Winnie the Pooh – l’orsetto nato nel 1921 nella serie per ragazzi scritta da A. A. Milne e illustrata da E. H. Shepard – è stato messo al bando su numerosi siti, perché viene spesso accostato al presidente cinese Xi Jinping.
Sulle applicazioni di messaggistica Sina Weibo e WeChat, ogni messaggio che riguarda il cartone animato ha la scritta “contenuto illegale”. Inoltre i risultati di ricerca collegati a Winnie the Pooh sono stati bloccati su molti siti.
Già nel giugno 2013, i titoli dei giornali si erano concentrati su questa somiglianza quando Xi Jinping aveva incontrato in California il presidente statunitense Barack Obama.
A bear, however hard he tries, Falls foul of Chinese censors’ eyes https://t.co/ToOCHHZT7I pic.twitter.com/8H9ITqIc1M
— Financial Times (@FT) 16 luglio 2017
Anche nel novembre 2014, un’immagine dell’orsetto era stata usata per confrontare il presidente cinese in posa con il primo ministro giapponese Shinzo Abe, paragonato in questo caso all’asino Ih-Oh.
RT @benyunmowang I really should read Winnie the Pooh… #Xi #Abe #APEC2014 #China #Japan @EleanorFreund @mwings17 pic.twitter.com/W9nr0Hx1XA
— Nancy 韵 (@NancyYunTang) 10 novembre 2014
In una parata militare dell’ottobre 2015, che celebrava il 70esimo anniversario della fine della seconda guerra mondiale, su Twitter era stato fatto un altro confronto:
九三阅兵 中国网友玩创意 却害小熊维尼被封杀
中国为庆祝抗战70週年,昨天举行九三阅兵,中国国家主席习近平除了「左手敬礼」的手http://t.co/qYpgmL48cf pic.twitter.com/ajthd4m8mW— 中文焦点新闻 (@cnfocus) 4 settembre 2015