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L’accordo Italia-Libia sui migranti compie 4 anni: quelle promesse mancate da Di Maio

Immagine di copertina
Credit: ansa foto

Un anno fa il governo italiano ha rinnovato per un ulteriore periodo di tre anni il Memorandum d’intesa con la Libia. 

Si tratta del memorandum stipulato durante il governo Gentiloni, e che i successivi governi Conte hanno mantenuto finora: esso ha “regolato” la politica tra i due Paesi in tema di immigrazione, stabilendo una stretta collaborazione con la Guardia costiera libica, i cui membri sono stati accusati ripetutamente dalle agenzie Onu di traffico e detenzione di esseri umani.

Lo stesso memorandum, negli stessi tre anni, è stato condannato dalle organizzazioni e dalle agenzie internazionali per i diritti umani per il rischio che rappresenta per la tutela dei diritti delle persone migranti. L’accordo prevede, fra l’altro, finanziamenti e supporti italiani alla Libia per la guardia costiera e i campi di accoglienza temporanei.

All’epoca del rinnovo, il ministro degli Affari esteri, Luigi Di Maio, si era impegnato a modificarne il testo per inserirvi garanzie a tutela dei diritti umani. A distanza di un anno l’impegno risulta disatteso e le pur minime migliorie proposte dal governo italiano non sono state neanche accettate dalla controparte libica. Ciononostante, le autorità italiane hanno continuato a prestare la loro assistenza, anche tramite la proroga delle missioni militari in Libia e la donazione di nuove motovedette.

Le ultime notizie sui negoziati risalgono all’incontro del 3 luglio 2020, quando si è riunito il comitato misto italo-libico. All’incontro prese parte una delegazione del Governo di Accordo Nazionale (GNA) di Tripoli. Nel corso della riunione, si legge nella nota della Farnesina, “la delegazione italiana ha confermato l’obiettivo di imprimere una svolta sostanziale alla cooperazione con la Libia nella gestione dei flussi migratori irregolari, attraverso il richiamo e il puntuale rispetto delle norme applicabili in materia di diritti umani, un ruolo centrale da riconoscere alle competenti agenzie delle Nazioni Unite e il progressivo superamento del sistema dei centri che ospitano i migranti”. Il 24 giugno, le autorità libiche hanno consegnato una serie di proposte per la modifica del memorandum. “Tripoli si impegna ad assistere i migranti salvati nelle loro acque e a vigilare sul pieno rispetto delle convenzioni internazionali, attribuendo loro protezione internazionale così come stabilito dalle Nazioni Unite”, affermava Di Maio.

In una nota la Farnesina informa TPI degli ulteriori sviluppi delle trattative: “Nel corso della prima riunione (2 luglio) del Comitato misto bilaterale – che ha di fatto avviato il negoziato con la controparte – sono emerse alcune sensibili divergenze di impostazione. A seguito di tale riunione, per parte italiana si è provveduto ad elaborare una versione aggiornata del Memorandum, successivamente restituita (agosto 2020) alla controparte libica”.

“Dal punto di vista del contenuto, la seconda proposta italiana salvaguarda i principi di fondo della posizione italiana, quindi il concetto del superamento progressivo dei centri di detenzione; il richiamo ripetuto ai diritti umani e al diritto internazionale; il riferimento alla Convenzione di Ginevra del 1951 (anche se “attribuito” alla sola parte italiana); il coinvolgimento delle Nazioni Unite e in particolare di UNHCR e OIM nella gestione di migranti, rifugiati e sfollati; il pieno e incondizionato accesso di operatori umanitari nei centri; l’immediato rilascio dai centri di donne, bambini ed altri individui vulnerabili”, prosegue la nota.

“Lo scorso 2 novembre la parte libica ha riscontrato la proposta italiana. Il testo libico presenta alcuni avanzamenti – a cominciare dall’obiettivo di istituire un sistema basato sullo Stato di diritto, su procedure giudiziarie e amministrative chiare e sui principi del giusto processo – ma conferma anche alcune distanze. I contenuti della nuova proposta di testo sono stati discussi da un comitato ristretto italo-libico che si è riunito a livello tecnico a Tripoli il 10 e 12 dicembre, con rappresentanti dell’Ambasciata d’Italia a Tripoli e del Ministero dell’Interno”.

“Il 31 dicembre scorso, tramite l’Ambasciata a Tripoli, si trasmetteva al MAE libico una nuova bozza di Memorandum, elaborata a partire dall’ultima versione rivista da parte libica. Improntata a una posizione pragmatica di compromesso che permetta di concludere il negoziato, la nuova proposta italiana tiene tuttavia fermi alcuni principi essenziali della posizione italiana, tra i quali in particolare il superamento progressivo dei centri libici nella configurazione attuale, la riaffermazione della centralità dei diritti umani, il riconoscimento del ruolo e delle attività dell’ONU in Libia. Il 2 febbraio 2021 l’Ambasciatore Buccino ha incontrato il Sottosegretario agli Esteri Tellisi e il DG MAE per gli Affari Europei Amb. Dah. Gli interlocutori libici hanno assicurato che entro breve tempo verranno consegnate proposte scritte al testo italiano trasmesso il 31 dicembre scorso”, conclude la nota.

“Quattro anni fa il nostro Paese siglava il memorandum con la Libia. Dal 2017, oltre 780 milioni dei contribuenti italiani sono arrivati nel paese nordafricano. 22 milioni per addestrare e armare la cosiddetta guardia costiera libica, fatta in molti casi da criminali che catturano i migranti in mare per riportarli indietro, alle violenze e agli abusi dei lager libici”, ha commentato a TPI Erasmo Palazzotto deputato di LeU e presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni.

“Lo scorso luglio la Camera ha votato il rinnovo dei fondi per l’addestramento e l’appoggio alla cosiddetta guardia costiera libica. Quel giorno in pochi abbiamo votato contro. In queste ore si parla di un tavolo sul programma per la nascita del nuovo governo. Mettiamolo sul tavolo: l’Italia interrompa gli accordi con la Libia. Basta con questa barbarie”, ha concluso Palazzotto.

Come denuncia la Ong Amnesty International, nel corso del 2020, 11.265 rifugiati e migranti sono stati intercettati in mare dalla guardia costiera libica e riportati in Libia. Quasi tutti sono stati immediatamente trasferiti nei centri di detenzione ufficiali o in altri luoghi di cattività, dove sono stati trattenuti arbitrariamente e per lunghi periodi di tempo ed esposti al rischio di subire torture e maltrattamenti.

In alcuni casi, documentati da un rapporto pubblicato da Amnesty International nel settembre 2020, persone intercettate in mare e riportate in Libia sono state trasferite in centri semi-clandestini, come la famigerata Fabbrica del tabacco di Tripoli, prima che se ne perdessero completamente le tracce.

Sono oltre 50.000 i rifugiati e i migranti intercettati in mare dalla guardia costiera libica e riportati in Libia a partire dalla firma del Memorandum d’intesa, all’insegna del quale il governo italiano ha offerto abbondante sostegno alla Libia, in particolare mediante motovedette, formazione alla guardia costiera e assistenza nella dichiarazione di una zona di ricerca e soccorso (SAR) libica e nel coordinamento delle operazioni in mare.

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