La rimonta del candidato comunista alle presidenziali francesi
Jean-Luc Melenchon è il rappresentante della sinistra radicale. Nei sondaggi è terzo dietro solo a Le Pen e Macron
Gli ultimi sondaggi diffusi in vista delle elezioni presidenziali francesi segnano il sorpasso del candidato della sinistra radicale Jean-Luc Melenchon su Francois Fillon. Melenchon ha ora un distacco sempre più netto sul candidato socialista Benoit Hamon e si piazza al terzo posto dietro a quelli che sembrano essere i più papabili sfidanti al secondo turno: Marine Le Pen ed Emmanuel Macron.
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La popolarità del candidato comunista è in aumento nelle ultime settimane e i suoi ultimi comizi stanno raccogliendo sempre più adesioni. Dopo le due trionfali apparizioni nei dibattiti televisivi tra i candidati, alcuni sondaggi mostrano Melenchon al terzo posto con circa il 18 per cento dei voti. Le stesse statistiche vedono Fillon al 17 per cento. Per il ballottaggio la lotta sembra ristretta a Macron e Le Pen, dati intorno al 24 per cento.
Uno degli elementi decisivi potrebbe essere l’astensione. Gli ultimi dati diffusi mostrano un’astensionismo intorno al 32 per cento. E alto è ancora il numero di persone che non hanno deciso per chi votare.
Il candidato della destra francese Fillon ha perso parte dei consensi in questa fase della campagna elettorale dopo la diffusione della notizia che è indagato per gli incarichi parlamentari fittizi della moglie Penelope.
Marine Le Pen ha affrontato negli ultimi giorni le polemiche sollevate dalla comunità ebraica dopo aver negato la responsabilità della Francia per il “rastrellamento del Velodromo d’Inverno”, in cui nella notte tra il 16 ed il 17 luglio 1942 ben 13mila ebrei francesi vennero presi per essere poi deportati nei campi di sterminio.
Il candidato indipendente Macron ha invece presentato alcuni nuovi punti del suo programma che prevedono l’introduzione di nuovi standard etici per il parlamento e un taglio del numero dei parlamentari.
Il programma elettorale di Melenchon punta su alcuni temi cardine, come un piano di stimoli per l’economia da 100 miliardi e una riduzione dell’orario di lavoro a 32 ore settimanali, oltre a una revisione dell’Ue e a un’uscita della Francia dalla Nato.
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