“Meglio gay che nero”: la versione di Dave Chappelle
“Nella gerarchia delle minoranze la comunità lgbtqi+ è sempre privilegiata”. le posizioni controverse del comico afroamericano scatenano le polemiche e dividono pubblico e dipendenti di Netflix
Il comico afroamericano Dave Chappelle è stato l’ultimo personaggio famoso a finire nel ciclone della “cancel culture” per una serie di battute ritenute “transfobiche” dai media liberal e dalla comunità Lgbtqi+ durante il suo ultimo speciale “The Closer” su Netflix. Dopo aver firmato un contratto multimilionario con la piattaforma streaming – 50 milioni di dollari per sei spettacoli – Chappelle si era già inimicato la comunità Lgbtqi+ nei suoi ultimi “stand-up special”, e a poco sono valse le proteste di tre dipendenti transgender di Netflix che dopo il suo ultimo show hanno fatto irruzione durante una riunione dei dirigenti d’azienda insistendo affinché fosse cancellato. Uno dei dipendenti è stato poi licenziato con l’accusa di aver divulgato informazioni riservate.Dave Chappelle inizia il suo speciale prendendo subito di petto la comunità Lgbtqi+: «Ho una domanda: è possibile per un gay essere razzista?». Il pubblico lo incita. «Pensate che io odi i gay, ma non è vero, sono solo geloso! Noi neri osserviamo quel movimento e diciamo, guarda quante cose sono riusciti a fare in così poco tempo, mentre noi siamo ancora intrappolati in questa situazione da centinaia di anni. Come cazzo fate a fare così tanti progressi? Non posso fare a meno di pensare», prosegue intonando la voce di Martin Luther King Jr, «che se gli schiavi avessero avuto carri da parata, brillantini e pantaloncini corti all’inguine, saremmo liberi da almeno cent’anni»…
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