McDonald’s ammette: “Vendite in frenata per il boicottaggio anti-Israele”
Nel quarto trimestre del 2023 McDonald’s ha registrato una frenata nelle vendite principalmente dovuta al boicottaggio lanciato contro i suoi ristoranti per il presunto sostegno a Israele.
L’azienda ha affermato che il conflitto in corso a Gaza ha avuto un “impatto significativo” sulla performance di alcuni mercati esteri. “Finché questa guerra andrà avanti, non ci aspettiamo di vedere alcun miglioramento significativo”, ha sottolineato l’amministratore delegato Chris Kempczinski.
Tra ottobre e dicembre a livello globale le vendite sono aumentate del 3,4% rispetto allo stesso periodo del 2022, assai meno rispetto al 4,9% che era stato previsto.
Nel ramo che comprende Medio Oriente, Cina e India l’incremento è stato solo dello 0,7% nel quarto trimestre del 2023, molto al di sotto rispetto al 5% atteso dagli analisti.
Dopo l’annuncio dei risultati, le azioni di McDonald’s in borsa sono calate di circa il 4%.
Particolarmente negativa è stata la performance in Medio Oriente, Indonesia e Malesia, mercati sui quali McDonald’s opera attraverso un sistema di franchising: i ristoranti della catena, in altre parole, sono gestiti da aziende indipendenti locali.
Nei mesi scorsi la catena di fast food è finita nel mirino delle critiche dopo che un affiliato israeliano ha offerto sconti e pasti gratuiti ai soldati e alle forze di sicurezza di Israele.
Il Movimento filo-palestinese per il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni (Bds) ha accusato McDonald’s di essere “complice delle atrocità israeliane contro i palestinesi”.
McDonald’s ha affermato in un nota che “non sta finanziando né sostenendo alcun governo coinvolto in questo conflitto”, aggiungendo che “le azioni dei nostri partner commerciali locali licenziatari per lo sviluppo sono state intraprese in modo indipendente senza il consenso o l’approvazione di McDonald’s”.
Evidentemente però, a giudicare dalle vendite in frenata, l’invito al boicottaggio ha avuto presa su molti clienti. In questi mesi anche altre aziende – tra cui Coca Cola e Nestlé – sono state oggetto di azioni di boicottaggio legate alla guerra in corso a Gaza.
La scorsa settimana anche Starbucks ha tagliato le previsioni di vendita annuali, in parte a causa del minor numero di clienti registrati nei locali del Medio Oriente.
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