Lancia acqua e candeggina sull’inguine degli uomini sui mezzi pubblici per protesta
Si chiama "manspreading" ed è una pratica diffusa in tutto il mondo: gli uomini, sui mezzi pubblici, tendono ad allargare le gambe occupando più posti. "Un'aggressione di genere", secondo l'attivista russa Anna Dovgalyuk
Anna Dovgalyuk è russa, ha vent’anni e si autodefinisce una “attivista sociale”. È diventata popolare dopo aver girato e diffuso un video in cui si vede che lancia un liquido simile all’acqua sull’inguine di alcuni uomini, in metro.
Quella che Anna Dovgalyuk getta sui pantaloni delle sue vittime non è solo acqua, ma una miscela di acqua e candeggina. Perché? Per protesta. Infatti, la giovane attivista si batte nel suo paese contro una pratica diffusa nel mondo e conosciuta con il nome di “manspreading“.
La pratica in questione, messa in atto dagli uomini, consiste nell’allargare le gambe mentre si è su un mezzo pubblico occupando più di un posto.
Secondo l’attivista russa si tratta di una vera e propria “aggressione di genere”. Quello che sottolinea la ventenne è che il suo paese non sta facendo niente per constrastare il problema.
Quello che ha fatto l’attivista è stato colpire proprio quegli uomini che stavano per allargare le gambe in metro. Sul loro inguine la ragazza ha lanciato un mix in cui c’era un’altissima concentrazione di candeggina: “Questa soluzione è trenta volte più concentrata della miscela usata dalle massaie quando fanno il bucato. Mangia i colori del tessuto in pochi minuti, lasciando macchie indelebili”, ha detto la stessa Anna nel video che ha pubblicato su YouTube.
La giovane attivista mette in evidenza come il “manspreading” venga “combattuto in tutto il mondo, ma messo a tacere in Russia”.
Era il settembre del 2017 quando l’allora candidata alla presidenza degli Stati Uniti, Hillary Clinton, accusava il leader russo Vladimir Putin proprio di manspreading in occasione di un incontro ufficiale. In quell’accusa, Hillary Clinton sottolineava come il fenomeno si stia diffondendo tra i maggiori leader del mondo.
Ma non è il primo episodio di protesta di cui la Dovgalyuk si rende protagonista. La ragazza era già stata notata quando era apparsa in pubblico in biancheria intima.
In quel caso la protesta era contro il fenomeno – pure molto diffuso – dell’upskirting, cioè il fotografare o filmare le parti intime di una donna da sotto la gonna in pubblico, ovviamente senza il suo consenso.
Anna ha dichiarato che nessuna delle sue vittime sulla metro l’ha citata in giudizio, per ora: “Non penso che la gente andrà alla polizia a denunciarmi per una macchia sui jeans”, ha dichiarato.