Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 12:45
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Esteri

La Corte penale internazionale emette un mandato di arresto per Netanyahu e Gallant per crimini di guerra: cosa succede ora

Immagine di copertina
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu (a destra) e l'ex ministro della Difesa Yoav Gallant. Credit: CHINE NOUVELLE/SIPA / AGF

Mandato di arresto per Netanyahu: cosa significa e che succede ora

Nella giornata di giovedì 21 novembre la Corte penale internazionale dell’Aia ha emesso un mandato d’arresto per il premier israeliano Benyamin Netanyahu, l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant e il capo di Hamas, Deif, che però si ritiene sia morto in un raid con l’accusa è di “crimini di guerra e contro l’umanità”. Cosa significa? E cosa succede ora? Ecco tutto quello che c’è da sapere.

Iniziamo col dire che la misura non è strettamente simbolica. Tutti i 124 Stati membri della Corte Penale Internazionale (CPI), infatti, hanno l’obbligo legale di arrestare ed estradare le persone su cui grava un mandato d’arresto emesso dalla Corte. Questo vale anche per il presidente russo Vladimir Putin, destinatario di un mandato d’arresto emesso nel marzo 2023. Tuttavia, finora, tale provvedimento non è stato eseguito. I Paesi che non adempiono ai propri obblighi nei confronti della Cpi possono essere deferiti, ma le sanzioni si riducono, di fatto, a un rimprovero verbale.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da TPI (@tpi)

Cosa succede ora e quali effetti avrà la sentenza

Il mandato di arresto emesso nei confronti di Netanyahu renderà più difficile gli spostamenti all’estero del primo ministro israeliano. I 124 Stati membri della Corte Penale Internazionale, infatti, sono obbligati a eseguire i mandati di arresto nel momento in cui un ricercato della Corte dovesse entrare nel loro territorio.

Quali sono i Paesi membri della CPI

La Corte Penale Internazionale, come detto, è costituita da 124 Stati membri: 33 dall’Africa, 19 dall’Europa orientale e 25 dall’Europa occidentale e altri Stati quali il Canada.

Tra i Paesi che non fanno parte della CPI ci sono, oltre a Israele stessa, Stati Uniti, Russia e Ucraina. Cina e India non riconoscono la giurisdizione della Corte, così come diversi Paesi del Medio Oriente, tra cui Egitto, Turchia, l’Arabia Saudita, nei quali Netanyahu potrà recarsi liberamente.

Le reazioni alla sentenza

Intanto, il presidente Usa uscente, Joe Biden, ha definito “scandalosa” la sentenza della CPI. “L’emissione di mandati di arresto da parte della CPI contro i leader israeliani è scandalosa. Voglio essere chiaro ancora una volta: qualunque cosa la Cpi possa insinuare, non c’è equivalenza, nessuna, tra Israele e Hamas. Saremo sempre al fianco di Israele contro le minacce alla sua sicurezza” ha dichiarato Biden.

Il neo presidente Usa Donald Trump, che si insedierà a gennaio, secondo i media starebbe valutando sanzioni contro i funzionari della Corte, mentre il premier ungherese Viktor Orban ha invitato Netanyahu a Budapest sottolineando che l’Ungheria non rispetterà la sentenza della CPI. “Oggi inviterò il primo ministro israeliano Netanyahu a visitare l’Ungheria, dove gli garantirò, se verrà, che la sentenza della Corte penale internazionale non avrà alcun effetto in Ungheria e che non ne rispetteremo i termini” ha dichiarato Orban.

Dura la replica di Netanyahu che ha affermato: “Decisione antisemita: moderno processo Dreyfus e finirà così. Niente di più giusto della guerra che conduciamo a Gaza dopo che Hamas ha compiuto il più grande massacro contro il popolo ebraico dai tempi dell’Olocausto”.

Ti potrebbe interessare
Esteri / Gaza, al-Jazeera: “11 morti in tre raid di Israele sulla zona per sfollati di al-Mawasi". Netanyahu torna in tribunale per testimoniare al suo processo. Iraq, media libanesi: “Milizie filo-iraniane accettano di cessare gli attacchi contro Israele e di non interferire nella transizione politica in Siria”
Esteri / Inchiesta – Così il gigante europeo Rheinmetall vende macchine per produrre munizioni a Paesi che armano la Russia
Esteri / Benvenuti nel “nuovo” Medio Oriente: ecco cosa aspettarsi nella regione per il 2025
Ti potrebbe interessare
Esteri / Gaza, al-Jazeera: “11 morti in tre raid di Israele sulla zona per sfollati di al-Mawasi". Netanyahu torna in tribunale per testimoniare al suo processo. Iraq, media libanesi: “Milizie filo-iraniane accettano di cessare gli attacchi contro Israele e di non interferire nella transizione politica in Siria”
Esteri / Inchiesta – Così il gigante europeo Rheinmetall vende macchine per produrre munizioni a Paesi che armano la Russia
Esteri / Benvenuti nel “nuovo” Medio Oriente: ecco cosa aspettarsi nella regione per il 2025
Esteri / Il grande equivoco di Donald Trump: così il divario tra aspettative e realtà può cambiare gli Usa
Esteri / La Cina è già pronta alla guerra con gli Stati Uniti d’America
Esteri / Francia-Germania: perché l’asse che reggeva l’Europa si è arrugginito
Esteri / Gli Usa raddoppiano le truppe e inviano a Damasco una delegazione per incontrare Hayat Tahrir al-Sham
Esteri / Ucraina: scontro a distanza tra Putin e Zelensky e la Russia torna a bombardare Kiev
Esteri / Gaza: oltre 45.200 morti dal 7 ottobre 2023, 77 nelle ultime 24 ore. Cisgiordania: coloni assaltano e incendiano una moschea in un villaggio palestinese. Israele apre un'indagine. La Svezia non finanzierà più l’Unrwa. Siria: delegazione Usa incontra al-Jolani a Damasco. Centcom: "Ucciso in un raid il leader dell'Isis"
Ambiente / È uscito il nuovo numero di The Post Internazionale. Da oggi potete acquistare la copia digitale