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Malnutrizione e mortalità infantile

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Uno studio pubblicato dal Lancet evidenzia che il grave impatto della malnutrizione nei Paesi in via di sviluppo

Oltre 800 mila neonati e circa 3.1 milioni di bambini sotto i cinque anni muoiono ogni anno a causa della malnutrizione. Il fenomeno è diffuso principalmente in Africa e nei Paesi in via di sviluppo.

Un gruppo di ricercatori ha analizzato il fenomeno e ha pubblicato i suoi risultati sulla rivista britannica Lancet. Lo studio evidenziava gli strumenti utili per porre fine alla malnutrizione e ai vantaggi che la soluzione al problema porterebbe ai Paesi che ne sono afflitti.

“I Paesi non potranno liberarsi dalla povertà finché alla popolazione non sarà garantito un livello minimo di sicurezza alimentare, indispensabile per una vita produttiva”, ha spiegato Robert Black, professore della John Hopkins Bloomberg School of Public Health di Baltimora.

Proprio il professor Black ha spiegato che la malnutrizione è un freno alla crescita socio-economica dei Paesi in via di sviluppo. 

Una migliore nutrizione nel primo periodo di vita dei bambini e nella fase di gestazione, concederebbe al bambino più chance per un futuro migliore, grazie a difese immunitarie più forti che gli permetterebbero di affrontare la vita più serenamente.

La causa della malnutrizione è la mancanza di sostanze essenziali, come la vitamina A, il ferro, il calcio e lo zinco, che aiutano il feto nella fase di crescita, diminuendo le possibilità di morte per malattia.

Negli ultimi anni il Brasile ha dimostrato di aver compiuto enormi passi avanti nella risoluzione del problema, ottenendo numerosi benefici in tutti i settori del Paese. “Quando i Paesi hanno la volontà politica di affrontare la malnutrizione, è possibile risolvere il problema”, ha detto Daniel Silva Balaban, uno dei direttori del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite che è stato coinvolto nella politica di risoluzione della piaga in Brasile.

L’incontro fissato il prossimo 8 giugno a Londra servirà a discutere proprio di questo, e in molti sperano di ottenere nuovi fondi rilevanti per contrastare duramente il fenomeno. Un’altra occasione utile per evidenziare il problema sarà il G8 del 17 giugno.

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