Cosa sta succedendo alle Maldive, dove il presidente ha dichiarato lo stato d’emergenza
Il presidente Yameen ha dato l'ordine di arrestare il suo predecessore e due giudici della corte suprema. Ecco come si è arrivati a questo punto
Uno dei paradisi turistici più famosi del mondo è squarciato da una situazione politica sempre più instabile, da quando il presidente della Repubblica delle Maldive, Yameen Abdul Gayoom, ha dichiarato lo stato di emergenza il 5 febbraio 2018.
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La decisione arriva all’apice della crescente tensione che da mesi tiene in ostaggio l’arcipelago, esplosa con nuova forza nell’ultima settimana.
Nella notte del 6 febbraio 2018 sono stati arrestati due giudici della Corte Sprema (Ali Hamid e il presidente della Corte Abdulla Saeed), quando la polizia ha fatto irruzione nei palazzi di giustizia.
L’arresto, le cui motivazioni non sono state specificate, è la risposta politica alle recenti decisioni della Corte Suprema, che il primo febbraio 2018 aveva firmato l’ordine per il rilascio di nove prigionieri politici, affinché venissero processati nuovamente, tra i quali l’ex presidente Mohammed Nasheed, attualmente in esilio.
Arrestato nel 2016, Nasheed era stato condannato a 13 anni di prigione secondo la legge anti-terrorismo delle Maldive, con l’accusa di aver tentato di archiettare un colpo di stato nel 2015.
Da allora era riuscito ad ottenere l’asilo politico nel Regno Unito, dov’era fuggito uscendo di prigione grazie ad un permesso per motivi sanitari, e si trova attualmente in Sri Lanka.
Alla notizia dell’ordine di rilascio Nasheed, dal 2008 primo presidente democraticamente eletto delle Maldive, aveva dichiarato che dopo essere stato liberato avrebbe sfidato Yameen nelle elezioni di quest’anno.
I tre restanti giudici della Corte Suprema hanno però revocato l’ordine, “alla luce delle preoccupazioni sollevate dal presidente”.
Hamid Abdul Ghafoor, portavoce del partito democratico delle Maldive (MDP), sostiene che questa improvvisa inversione derivi dalle pressioni esercitate dal governo sui magistrati. “Yameen ha usato la coercizione per far revocare la decisione iniziale”, ha dichiarato.
Resta però in vigore l’ordine per ripristinare la carica dei dodici parlamentari deposti per aver disertato il partito di Yameen (il Progressive Party of Maldives).
Se reintrodotti nei loro ruoli, farebbero passare l’opposizione alla maggioranza nel parlamento di 85 seggi, potendo così costituire un effettivo ostacolo per il presidente.
L’attuale stato di emergenza impedisce però l’avvio della procedura di impeachment.
Negli scorsi giorni Nasheed aveva accusato Yameen di aver agito illegalmente, chiedendo alla comunità internazionale di intervenire per deporlo, in particolare suggerendo all’India di mandare truppe nell’arcipelago.
President Gayoom and the Judges must be released immediately. I am told President Gayoom is not taking food, while Justice Ali Hameed has been ill treated.
— Mohamed Nasheed (@MohamedNasheed) 7 febbraio 2018
Saying ‘resolve things internally’ is akin to asking us to escalate the revolt, which can lead to chaos. Maldivians see India’s role positively: in ‘88 they came, resolved the crisis, and left. They were not occupiers but liberators. This is why Maldivians look to India now.
— Mohamed Nasheed (@MohamedNasheed) 7 febbraio 2018
Le Maldive sono diventate una democrazia pluralista solo dieci anni fa, dopo decenni di governo autocratico guidato da Maumoon Abdul Gayoom, fratellastro di Yameen.
Recentemente però l’ex presidente aveva espresso il suo dissenso per le scelte politiche del fratello, ed è quindi stato arrestato nella notte di lunedì 5 febbraio 2018.
Il dissenso per Yameen è in continuo aumento dal suo avvento al potere nel 2013, e tutti i suoi oppositori sono ormai imprigionati o esiliati.
Le proteste di questi giorni stanno venendo sedate grazie agli ampi poteri che il presidente ha riconosciuto alle truppe grazie allo stato d’emergenza.
Il teso clima politico costituisce inoltre un grave rischio per il turismo, alla base dell’economia delle Maldive.
La Farnesina ha sconsigliato di recarsi nella capitale Malé e sull’isola di Maafushi, dove si trova un penitenziario vicino a cui si sono tenute diverse manifestazioni.
“A chi si trovi già in città si raccomanda di evitare luoghi di raduno (anche pacifici) e di mantenere un alto livello di allerta” si legge sul sito del Ministero degli Esteri italiano.
Nonostante numerosi stati abbiano raccomandato ai propri cittadini di compiere esclusivamente i viaggi strettamente necessari verso le Maldive, la situazione rimane tranquilla nella maggior parte delle oltre mille isole dell’arcipelago.