L’ascesa della lady di ferro di Madrid che ha stravinto le elezioni tenendo aperti i ristoranti
Il successo di Isabel Díaz Ayuso alle elezioni locali ha portato il Partito popolare a raddoppiare il numero di seggi nell'assemblea di Madrid
L’ascesa della lady di ferro di Madrid che ha stravinto le elezioni tenendo aperti i ristoranti
Da sostanziale sconosciuta a possibile lady di ferro di Spagna nel giro di due anni. L’entità della vittoria di Isabel Díaz Ayuso ha colto molti di sorpresa in Spagna e Madrid, dove l’entusiasmo di diverse categorie per il rifiuto della presidente della regione di chiudere ristoranti e negozi nella capitale, epicentro della pandemia nel paese, ha portato il Partito popolare a ottenere più seggi all’interno dell’assemblea di Madrid dei tre partiti di sinistra messi insieme.
Prima di essere stata scelta inaspettatamente come candidata del Partito popolare nel 2019, la 42enne Ayuso era una personalità marginale della politica spagnola, salita alla ribalta con un video diventato virale in cui difendeva l’alleanza con il partito di estrema destra Vox. Nei mesi precedenti le elezioni che la avrebbero portata alla guida della comunità di Madrid, si lamentava con il suo responsabile della campagna elettorale che nessuno la riconosceva per strada, secondo quanto riporta El País. Oggi, dopo essere diventata la beniamina degli spagnoli che si oppongono alle misure imposte dal governo per contenere il nuovo coronavirus, la sua popolarità surclassa quella del leader del partito Pablo Casado. Esaltata addirittura dai ristoratori di una città storicamente di sinistra e ostile a Madrid come Barcellona, che in un video diffuso sui social le hanno dedicato il coro “Ayuso vieni qui”, è considerata uno dei principali candidati per la guida della destra nelle elezioni nazionali che si terranno entro fine 2023.
Un voto storico
La linea dura della Ayuso sulla libertà d’impresa ha portato molti elettori di destra e di centro a scegliere il Partito popolare, che ha raddoppiato i suoi seggi mentre gli ex alleati del partito centrista Ciudadanos non sono riusciti a superare la soglia di sbarramento e Vox è rimasto su livelli simili a due anni fa. Alla sua ascesa ha fatto da contraltare il collasso del Partito socialista al governo, che ha fatto registrare il risultato peggiore della sua storia a Madrid, e il ritiro dalla politica di Pablo Iglesias, fondatore del partito di sinistra Podemos che aveva lasciato il suo incarico di vice primo ministro per sfidarla. A sinistra il voto ha fatto invece registrare il successo di Más Madrid, fuoriuscito da Podemos solo due anni e mezzo fa e diventato il primo partito di opposizione per poche migliaia di voti, appaiando il Partito socialista per numero di seggi. Questi avvicendamenti non hanno però impedito che la differenza tra i due blocchi si allargasse da 4 a 20 seggi rispetto alle elezioni del 2019, quando il Partito socialista era stato il più votato (senza avere i numeri sufficienti per governare).
Idolo della destra
Una sconfitta epocale per la sinistra dopo una campagna dai toni molti duri, in cui Ayuso aveva parlato di una scelta tra il “comunismo e la libertà” e Iglesias di una tra “democrazia e fascismo”. Nel suo discorso di addio alla politica, Iglesias ha parlato di “normalizzazione senza precedenti dei discorsi fascisti, delle minacce di morte, della disumanizzazione”, affermando che il “successo impressionante della destra trumpista è una tragedia”. “Quando la gente ti chiama fascista sai che stai facendo bene, che sei dalla parte giusta della storia”, aveva già detto a marzo Ayuso.
Non sono mancati anche paragoni a Margaret Thatcher, protagonista di un riallineamento a destra della politica britannica negli anni ’80 e storico spauracchio della sinistra, spingendo alcuni a paragonare la data del voto a Madrid allo stesso 4 maggio in cui la Iron Lady aveva vinto le sue prime elezioni nel 1979. Come la Thatcher, Ayuso ha promesso forti tagli alle imposte una volta rieletta, parlando del “più grande taglio alle tasse della storia” ed è stata criticata per tagli ai servizi sociali e gli attacchi ai “mantenuti e sussidiati”.
“Libertà” dalle chiusure
Lo scontro sulle chiusure con il governo centrale spagnolo, guidato dal socialista Pedro Sachez, è stato il tema centrale dell’ultimo anno al governo della comunità di Madrid e della campagna elettorale, condotta dai conservatori sotto lo slogan di “libertà”. Dopo la fine dello stato d’emergenza a giugno, Ayuso si è rifiutata di far chiudere ristoranti e negozi, una scelta che ha avuto un effetto marcato e duraturo sui volumi d’affari delle attività interessate nella capitale rispetto al resto del paese.
Secondo dati sulle transazioni delle carte di credito raccolti da Banco Sabadell, nei 7 giorni precedenti il 5 maggio i ristoranti a Madrid hanno incassato somme 13,5 volte superiori rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, quando era in vigore il lockdown, mentre a Barcellona sono aumentate solo di circa 6 volte rispetto a un anno fa, dopo le chiusure subite negli scorsi mesi.
Una politica portata avanti nonostante quella Madrid sia stata la regione più colpita dalla pandemia, con un’accelerazione dei casi che nello scorso mese che ha portato il tasso di occupazione dei letti di terapia intensiva da parte dei pazienti affetti da Covid-19 al 42 percento, circa il doppio della media nazionale. L’ex direttrice di Sanità pubblica di Madrid Yolanda Fuentes, che si è dimessa l’anno scorso in polemica con la linea di Ayuso, sui social media ha ripetutamente attaccato lo slogan della campagna elettorale di Ayuso, definendo “indecente” l’idea che la libertà significhi “fare quello che si vuole durante la pandemia”. Dall’inizio della pandemia Madrid ha fatto registrare 15.041 decessi e 689mila casi, a fronte di 14.271 decessi e 589mila casi in Catalogna, la seconda regione del paese per contagi.
Il voto di Madrid potrebbe influire anche sulle decisioni delle altre regioni spagnole, quando il 9 maggio terminerà lo stato d’emergenza e le scelte sulle restrizioni torneranno a essere di competenza delle autorità locali.