Il compagno massacra il loro neonato, ma lei lo difende: “Lo amo troppo”
La piccola aveva appena 7 settimane. Il padre, 23 anni, era rimasto solo in casa con lei, mentre la madre era a lavoro
Lo ama troppo, più di quanto amasse il figlio, evidentemente: per questo una donna non ha denunciato il fidanzato che ha massacrato di botte la sua bambina, fino a ucciderla.
Lei è Aeriel Spivey, un’infermiera di 26 anni, lui invece ha tre anni in meno di lei, si chiama Dylan Daugherty ed è accusato di aver ucciso la loro neonata, Brooklyn Daughtery, di meno di due mesi. I fatti drammatici si sono consumati a Houston, in Texas, negli Stati Uniti, nel giugno del 2018.
“A volte l’amore prende il sopravvento”, avrebbe riferito lei nel corso dell’interrogatorio per la morte della sua piccola Brooklyn. “Ho pensato per alcune settimane a quello che era successo. A volte l’amore prende il sopravvento e tu finisci per spazzolare tutto sotto il tappeto”: così Aeriel Spivey ha cercato di giustificare il gesto assurdo.
La violenta aggressione sarebbe avvenuta in assenza della madre. Aeriel, infatti, secondo quanto riportato dai media, stava lavorando. Lui, il 23enne, era rimasto a casa con la piccola. Quello che è successo dopo viene descritto minuziosamente nell’aula del tribunale che è pronta a giudicare il 23enne.
“Trauma cranico contusivo costituito da contusioni del cuoio capelluto e del viso”, questo il referto sul corpicino del bambino, secondo quanto riferito dal pubblico ministero.
Ma non solo: il piccolo Brooklyn, come riportano alcuni media statunitensi, avrebbe riportato anche “fratture craniche, oltre 60 fratture costali in vari stadi di guarigione. Un braccio rotto, una gamba rotta, il bacino rotto e una varietà di altre lesioni che si sono verificate in almeno tre eventi traumatici separati”.
La donna ha ha dichiarato che non sarebbe stato il compagno a causare la morte della piccola. Lui, intanto, è accusato di omicidio, mentre la madre della piccola Brooklyn è indagata per omissione di soccorso.