Macron chiede al Ruanda di perdonare la Francia per il genocidio del 1994
Macron chiede al Ruanda di perdonare la Francia per il genocidio del 1994
Il presidente francese Emmanuel Macron ha chiesto al Ruanda di perdonare la Francia per il ruolo che ha avuto nel genocidio del 1994, in cui hanno perso la vita più di 800.000 tutsi e hutu moderati.
“La Francia non ha capito che, volendo prevenire un conflitto regionale o una guerra civile, stava di fatto al fianco di un regime genocida”, ha detto Macron durante una visita al memoriale di Gisozi nella capitale ruandese Kigali giovedì 27 maggio, in cui sono seppellite più di 250.000 vittime del genocidio, affermando che la Francia ha perciò dovuto sopportare “una responsabilità soverchiante”. Si tratta della più significativa ammissione di responsabilità espressa finora da un capo di Stato francese, anche se non è stata accompagnata da scuse.
In un rapporto pubblicato lo scorso marzo, una commissione d’inchiesta indipendente ha accusato il governo dell’epoca di “gravi” responsabilità negli eventi che hanno portato al genocidio, iniziato il 7 aprile del 1994. Il rapporto è stato definito “straordinario” dal presidente del Ruanda Paul Kagame, affermando in una conferenza stampa congiunta che questo ha aperto alla possibilità di normalizzare le relazioni tra i due paesi. Kagame ha anche accolto positivamente il discorso di Macron, definendo le sue parole “più potenti delle scuse”.
Il rapporto non ha incolpato la Francia per essere stata direttamente complice nelle stragi, come invece sostenuto in diverse occasioni dalle autorità ruandesi. Dopo le accuse di complicità lanciate da Kagame, dal 2015 la Francia si era rifiutata di nominare un ambasciatore nel paese. “Gli assassini che infestavano le paludi, le colline, le chiese non avevano il volto della Francia. Non era una complice”, ha ribadito Macron durante la visita di ieri, in cui ha anche promesso che sarà scelto un nuovo ambasciatore.
La Francia è stata accusata di aver sostenuto anche militarmente il regime hutu del Ruanda durante la guerra civile combattuta dal 1990 al 1994 contro i ribelli tutsi del Fronte patriottico ruandese, guidati dallo stesso Kagame, e di aver continuato ad appoggiare il governo ruandese anche dopo l’inizio dei massacri, scoppiati dopo l’assassinio del presidente Juvenal Habyarimana e durati circa 100 giorni. Attivisti e associazioni dei sopravvissuti accusano Parigi di aver permesso ai presunti colpevoli delle stragi di lasciare il Ruanda e di avergli consentito di vivere in Francia per anni.
Durante la sua visita, la prima di un presidente francese dal 2010, Macron ha dichiarato che “nessun sospetto autore di genocidio sarà in grado di evitare la giustizia” aggiungendo che “riconoscere il nostro passato è anche e soprattutto continuare l’opera della giustizia”.
Oggi anche la Germania ha fatto un annuncio storico riconoscendo per la prima volta di aver commesso “un genocidio” contro le popolazioni degli herero e dei namas in Namibia durante l’era coloniale, annunciando che donerà al paese africano 1,1 miliardi di euro in aiuti allo sviluppo.