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Francia, Macron attacca i Repubblicani per l’alleanza col Rassemblement National. Ciotti espulso dal partito, ma lui non ci sta: “Resto presidente”

Immagine di copertina
Credit: AGF

Il presidente francese Emmanuel Macron punta il dito contro il Partito Repubblicano di Eric Ciotti, che ha stretto un’alleanza con il Rassemblement National in vista delle elezioni legislative anticipate che si terranno il 30 giugno e 7 luglio. L’accordo ha gettato nel caos il centrodestra: nel pomeriggio di oggi, mercoledì 12 giugno, l’ufficio politico dei Républicains ha approvato all’unanimità l’espulsione del presidente Ciotti, che però rifiuta di farsi da parte.

“La destra repubblicana, almeno colui che la guida, si è alleata per la prima volta con l’estrema destra. E parlo dell’estrema destra, del Rassemblement National, voltando le spalle in poche ore all’eredità del generale de Gaulle, di Jacques Chirac e di Nicolas Sarkozy”, attacca Macron in mattinata, parlando in conferenza stampa a Parigi.

In vista del voto legislativo – convocato dall’Eliseo dopo il trionfo del partito di estrema destra alle elezioni europee – il presidente si appella a tutti coloro che hanno ”saputo dire no agli estremi”. E spinge la maggioranza parlamentare centrista che lo sostiene ad “andare a dialogare con personalità e forze che oggi non ne fanno parte”, ipotizzando così un allargamento del governo.

Macron invita pubblicamente le forze moderate a unirsi al “blocco centrale, progressista, democratico e repubblicano”. “Questo blocco, che unisce famiglie politiche ognuna con la propria identità, ha imparato a lavorare insieme da sette anni”, dice. “È unito e chiaro nel rapporto con la Repubblica, con l’Europa e con le sue priorità. È la base di un progetto di governo coerente. Credo che sia utile al Paese”.

Il presidente definisce “assurda” l’ipotesi di dimissioni in caso di nuova sconfitta alle elezioni legislative. La leader dell’estrema destra, Marine Le Pen, lo ha invitato a un faccia a faccia in tv, ma lui non ci andrà: “Capisco che la signora Le Pen volesse replicare le elezioni presidenziali dicendo che poi avrei dovuto dimettermi”, spiega. Ma “la invito a rileggere la Costituzione”.

“Non farò campagna per le legislative”, promette Macron. “Non la farò, così come non l’ho fatta nel 2017 e nel 2022. Il presidente non deve fare campagna. Oggi, nel contesto che stiamo vivendo, è importante indicare la rotta e dare un metodo”.

“Da domenica – osserva il capo dello Stato – stanno cadendo le maschere”. Ora, aggiunge, “si vede la differenza fra chi difende i propri interessi e chi difende quelli comuni”. Chiaro, anche qui, il riferimento a Ciotti, che con la sua apertura al Rassemblement National ha scatenato un terremoto nel centrodestra, con diversi esponenti repubblicani che ora chiedono le sue dimissioni.

Oggi Ciotti ha addirittura deciso di chiudere la sede del partito poche ore prima della riunione in cui si sarebbe dovuto discutere della sua destituzione. Il presidente dei Républicains ha giustificato il provvedimento dicendo di aver registrato minacce e disordini nelle ultime ore: “Devo garantire la sicurezza del personale”, ha detto. L’ufficio politico del partito si è comunque riunito a 500 metri di distanza dalla sede e ha approvato all’unanimità la cacciata del presidente.

Ciotti, però, non ci sta: “Io sono e resto il presidente della nostra formazione politica, eletto dagli iscritti”, ha fato sapere. “La riunione di oggi pomeriggio si è svolta in violazione flagrante del nostro statuto, nessuna delle decisioni prese in questa riunione comporta conseguenze legali. Ma può avere conseguenze penali”.

L’intesa con l’estrema destra, ormai, sembra cosa fatta. L’ha confermata, ieri, anche Jordan Bardella, presidente del partito fondato da Marine Le Pen: l’accordo – ha spiegato – riguarda “diverse decine di deputati Républicains” che saranno “investiti” o “sostenuti” dal Rassemblement National.

Macron, peraltro, accusa anche la sinistra radicale di La France Insoumise, che secondo il presidente ha “creato un disordine costante” e “preoccupante” nell’Assemblea nazionale rendendo “meno leggibile l’azione e impedendo di costruire coalizioni stabili”. Il capo dell’Eliseo ritiene che i due blocchi estremi, siano essi di estrema destra o di estrema sinistra, rappresentano un rischio di ”impoverimento” per la Francia.

Rispondendo a una domanda sull’esito delle elezioni europee, Macron parla di elettori che “hanno espresso rabbia” e dice di aver “ricevuto il segnale”. Non tutti, sottolinea, “sono d’accordo con le idee del Rassemblement National”. Ma, prosegue, sciogliendo l’Assemblea nazionale “ho preso atto di un blocco che inevitabilmente ha portato a impedire al governo di agire, cosa che stava diventando pericolosa per la Francia”. “Il ritorno al popolo sovrano è l’unica decisione repubblicana”, chiosa infine il presidente, che parla di questo come di un “momento storico”.

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