Cosa sta succedendo in Macedonia?
A luglio e agosto 2015, 45mila migranti hanno attraversato la Grecia, la Macedonia e la Serbia per raggiungere l'Ungheria e da lì il resto dell'Unione europea
Il 23 agosto del 2015 la Macedonia ha riaperto la propria frontiera meridionale con la Grecia, che tre giorni prima aveva chiuso a causa del forte afflusso di migranti nel Paese.
La polizia, nel tentativo di bloccare l’accesso, ha lanciato granate e utilizzato cannoni d’acqua contro la folla, e negli scontri diverse persone sono rimaste ferite.
Dopo aver riaperto la frontiera, il governo macedone ha messo a disposizione bus e treni per trasportare migliaia di persone verso nord, al confine con la Serbia.
Le autorità serbe, per fronteggiare l’ondata di migranti, hanno aperto un campo profughi temporaneo nel villaggio di Miratovac, poco lontano dalla frontiera macedone con la Serbia. A giugno un altro campo era stato installato a Preševo, una città serba a pochi chilometri di distanza da Miratovac.
Serbia e Macedonia sono solo Paesi di transizione per i migranti, che da qui si dirigono verso l’Ungheria, dove potrebbero spostarsi senza dover oltrepassare ulteriori confini visto che l’Ungheria fa parte dei Paesi dell’area Schengen dell’Unione europea.
Il governo ungherese ha però intrapreso una politica che mira a limitare fortemente gli accessi sul proprio territorio. Il 17 agosto il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto ha annunciato la costruzione di un’alta recinzione lunga 175 chilometri, al confine con la Serbia, per impedire gli ingressi irregolari.
Nonostante le politiche restrittive, un numero sempre maggiore di migranti è riuscito a entrare nel Paese e la stazione di Budapest è diventato un luogo di sosta per migliaia di persone.
A partire dalla seconda metà di agosto 2015, la Macedonia è stata interessata da un eccezionale flusso di migranti che hanno provato a transitare dalla frontiera greco-macedone. Questi provengono perlopiù da Paesi colpiti da conflitti interni come Siria, Iraq e Afghanistan.
Il fenomeno risale in realtà a prima di agosto e in effetti il governo macedone ha dichiarato che, a partire da metà giugno, più di 45mila persone sono entrate nel proprio territorio dal confine meridionale.
L’Unhcr ha avvertito che Grecia, Macedonia e Serbia dovranno prepararsi a ulteriori arrivi e ha invitato l’Unione europea a sostenere i tre Paesi agevolando le operazioni di assistenza ai migranti.
In Grecia sono invece giunte più di 160mila persone a partire dal gennaio del 2015. Rispetto al 2014, c’è stato un incremento degli arrivi del 300 per cento.
Perché sempre più migranti cercano di attraversare la Macedonia?
Fino al 18 giugno del 2015 in Macedonia era in vigore una legge che vietava ai migranti e ai richiedenti asilo il permesso di utilizzare mezzi pubblici all’interno del territorio nazionale. Anche fornire passaggi privatamente era illegale.
Questa situazione da un lato dissuadeva i migranti a rischiare un viaggio attraverso la Macedonia per paura di essere respinti, dall’altro aveva creato un terreno molto fertile per i trafficanti di esseri umani.
Si sono infatti registrati diversi casi di maltrattamenti e sequestri da parte di bande criminali, che richiedevano riscatti tra i 500 e i 1.000 euro per rilasciare i migranti.
(Qui sotto una mappa che mostra i flussi migratori attraverso la Macedonia. Credit: The Economist)
In Macedonia la via più rapida per raggiungere la Serbia è costituita dalla linea ferroviaria che dalla stazione di Gevgeljia, al confine meridionale, porta a Tabanovtse, nel nord del Paese, passando per la capitale Skopje.
In tutto il 2015 sono stati 28 gli incidenti ferroviari in cui sono stati coinvolti migranti che intraprendevano il viaggio a piedi verso il nord Europa, camminando lungo le rotaie. Nel più grave di questi, avvenuto il 23 aprile 2015 vicino alla città di Veles, 14 persone sono state investite da un treno in corsa.
Chi non voleva affidarsi ai trafficanti di esseri umani o alla rischiosa camminata lungo le rotaie, ha tentato l’attraversamento della Macedonia in bicicletta. La legge vietava infatti il trasporto su mezzi pubblici, ma non con quelli privati. Quest’ultima opzione era diventata sempre più frequente negli ultimi mesi.
Dal 18 giugno la vecchia normativa è stata sostituita da una nuova legge, che lascia ai migranti tre giorni di tempo per attraversare il Paese. I profughi hanno inoltre la possibilità di richiedere asilo al confine o
nella stazione di polizia più vicina.
Qui sotto: migranti siriani attraversano la Macedonia in bicicletta, per raggiungere la Serbia
Da sapere sulla Macedonia
La Repubblica di Macedonia fino al 1991 apparteneva alla Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia. La popolazione totale è di circa due milioni di abitanti.
La posizione all’interno della penisola balcanica lo rende un territorio di transito per i traffici – legali e illegali – che dalla Grecia e dal Mar Egeo raggiungono via terra gli stati dell’Europa centrale.
La Macedonia esce da un lungo periodo di instabilità politica. Dall’inizio del 2015 si sono susseguite numerose manifestazioni di piazza, dove spesso sono scoppiati violenti scontri tra la polizia e i manifestanti, che chiedono le dimissioni del premier Nikola Gruevski.
La più alta carica dello Stato è accusato di corruzione, di avere un eccessivo controllo sui media e di essere coinvolto in un atto di sorveglianza illegale nei confronti di oltre 20mila avversari politici.
Nelle manifestazioni per la prima volta si sono viste sventolare insieme bandiere macedoni e albanesi, unite dalla comune avversione verso il primo ministro.
In Macedonia sono presenti diverse minoranze etniche. La più numerosa è quella albanese (18,1 per cento della popolazione totale), che risiede soprattutto nella parte settentrionale del Paese, nell’area a confine con il Kosovo.
Nel 2001 in Macedonia ci fu un conflitto armato tra le forze di sicurezza della Repubblica e l’Esercito di liberazione nazionale, un gruppo di guerriglieri nazionalisti albanesi che puntavano all’autonomia delle aree macedoni a maggioranza albanese.
Il conflitto si concluse con l’intervento di un contingente di monitoraggio della Nato. Le aree rivendicate dai nazionalisti albanesi non ottennero maggiore autonomia, ma il governo nazionale si impegnò a garantire un maggior riconoscimento dei diritti della minoranza.
Il 10 maggio del 2015 la città di Kumanovo, nell’area settentrionale del Paese, è stata teatro di uno scontro armato tra l’esercito macedone e un gruppo di estremisti indipendentisti albanesi. Dopo 30 ore di combattimento armato, il bilancio fu di oltre 20 vittime, fra cui 14 poliziotti.
Il nome Macedonia non è ancora stato riconosciuto dalla Grecia, con la quale è in atto una lunga disputa riguardante la denominazione ufficiale dello Stato. Per questo, la Macedonia viene ufficialmente chiamata da alcuni F.Y.R.O.M. ossia Former Yugoslav Republic of Macedonia.
Atene sostiene che il nome Macedonia sia illegittimo dal momento che rappresenterebbe un’area geografica che va oltre i confini nazionali, in gran parte estesa anche nel territorio greco. Per questo motivo la Grecia ha più volte posto il veto sull’ingresso della Macedonia nell’Unione europea.
— Guarda le foto: In treno verso una nuova vita
— Il muro dell’Ungheria per fermare i migranti
— Foto: Migliaia di migranti sfondano la frontiera tra Grecia e Macedonia