Love in Seoul
Incontrare il partner ideale può essere molto difficile. In Corea del sud il governo dà una mano ai suoi cittadini
Dio li fa e la Corea li accoppia. È così che succede a Seoul, dove il governo ha deciso di trasformare le pene d’amore private dei suoi cittadini in una questione di Stato. Anzi, in una priorità nazionale.
Lo riporta il New York Times, che racconta come il governo organizzi feste e speed date – appuntamenti veloci tra sconosciuti – in tutto il Paese per facilitare la conoscenza tra giovani e far crescere rapidamente le nascite.
In Corea del sud il tasso di natalità è attualmente quello di 1.15 bambini per donna, uno dei più bassi tra i Paesi maggiormente sviluppati, e dati relativi al 2011 mostrano come le donne si sposino mediamente a un’età piuttosto alta: 29.14 anni contro i 24.8 del 1990; gli uomini mediamente convolano a nozze a 31.8 anni e non più ai 27.9 anni di venti anni fa.
L’idea di organizzare incontri tra i giovani è venuta nel 2010 al ministro della Salute e del Welfare Cheon Jae-hee, che ha dato quattro feste per far incontrare i suoi dipendenti e i lavoratori di imprese locali. Cupido ha fatto centro e il ministro ha voluto officiare il matrimonio della prima coppia nata grazie alla sua iniziativa.
Adesso la sponsorizzazione di incontri è passata nelle mani di funzionari del ministro o governatori locali, che possono addirittura vincere ricompense per le attività che favoriscano matrimoni e nascite. Il sistema consente di effettuare un controllo preventivo sui candidati e poi lascia loro la libertà di frequentare coloro che preferiscono, poiché non prestabilisce la compatibilità tra i vari partecipanti.
Fino agli anni Ottanta in Corea del sud era spesso la famiglia a organizzare incontri con i papabili partner, tenendo conto del loro status familiare e della compatibilità astrale delle date di nascita controllata da un veggente.
Con l’industrializzazione e l’urbanizzazione questa pratica è cambiata. Ora le famiglie si rivolgono ad agenzie di incontri, mentre i giovani fanno affidamento sugli amici, i quali poi a cose fatte vengono ringraziati con regali come abiti su misura e contanti.
Secondo Hahm In-hee, professore di sociologia della Ewha Womans University, l’utilizzo di approcci poco ortodossi deriva dal fatto che la società coreana non era pronta per un cambiamento così radicale. “Approcciarsi o socializzare con qualcuno che non conosci per niente risulta molto estraneo ai coreani” afferma lo studioso. “È molto imbarazzante trovarsi con qualcuno senza sapere chi siano i suoi genitori, da dove venga, e così via”.
A differenza dei Paesi occidentali, in Corea non è diffusa l’usanza degli appuntamenti casuali e l’idea di avvicinare uno sconosciuto per iniziare una relazione provoca nella maggior parte delle persone una forte timidezza.