La lotta delle donne contro la legge che tutela gli stupratori in Malawi
Le vittime di violenza sessuale chiedono alla Corte costituzionale del Paese di abolire la norma che tutela gli autori di stupro
Tre donne vittime di violenza sessuale e il marito di una quarta, morta dopo essere stata violentata da un gruppo di uomini, hanno fatto appello alla Corte costituzionale del Malawi chiedendo l’abolizione della legge che obbliga le vittime di violenza a indicare, durante il processo, un testimone e a fornire documentazione sanitaria a sostegno dell’accusa di stupro.
Un provvedimento del 1736 richiede che sia la donna a dover provare oltre ogni ragionevole dubbio la violenza subita. Secondo le vittime di stupro e i loro familiari questa legge limita di fatto la possibilità da parte delle donne di ricevere giustizia
In tutti e quattro i casi che riguardano le persone che hanno fatto appello alla Corte, gli accusati sono stati prosciolti grazie alla norma del 1736. Due delle donne all’epoca dei fatti erano minorenni e avevano solo 13 e 14 anni.
Nel Malawi la percentuale degli stupri denunciati è bassa. Mentre il numero di violenze è elevato anche a causa di credenze secondo le quali avere rapporti con una vergine possa curare l’Aids oltre che rendere un uomo più forte.
A frenare le denunce alle autorità da una parte c’è la difficoltà di accesso alla giustizia, dall’altra c’è lo stigma che colpisce le vittime di stupro. La violenza sessuale viene considerata come un fatto da tenere privato, non un crimine.
“Una donna che decide di denunciare rischia l’ostracismo da parte della comunità e a volte viene incolpata per la violenza subita” afferma Bernadette Mulunga, magistrato e docente di diritto all’Università del Malawi, sottolineando come la legge che si sta cercando di annullare rappresenti una forma di tutela per stupratori e responsabili.
“Nei casi di stupro, è radicata l’idea che le donne mentano” ha dichiarato Fiona Sampson, avvocato dell’associazione internazionale The Equality Effect che sta sostenendo l’appello alla Corte costituzionale da parte delle vittime di stupro. “È necessario che i giudici credano alle vittime di violenza” ha aggiunto l’avvocato Sampson.