Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 11:02
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Esteri

La morte di Lorenzo in Siria ci insegna che dobbiamo schierarci

Immagine di copertina

“Sono morto lottando per la libertà”. Possiamo dire che sia questa la sintesi del messaggio postumo di Lorenzo Orsetti, il ragazzo italiano di 33 anni ucciso dai miliziani dell’Isis a Baghouz, in Siria.

Lorenzo non lo conoscevo molto, lo avevo intervistato il 4 marzo e parlato con lui un paio di volte nelle settimane seguenti per capire chi fosse, perché fosse andato fino in Siria a combattere per una rivoluzione che secondo molti non gli apparteneva.

Lui invece era convinto che la lotta per la libertà dei curdi fosse la sua lotta e di tutti coloro che sono disposti a fare qualcosa per creare un mondo migliore, che cercano di andare oltre l’egoismo e l’individualismo su cui tutti noi costruiamo le nostre vite, giorno dopo giorno.

Lo ha detto lui stesso nel suo messaggio postumo: “Solo sconfiggendo l’individualismo e l’egoismo in ciascuno di noi si può fare la differenza”.

“Orso” aveva parlato diverse volte con la stampa nell’anno e mezzo in cui è stato in Siria e c’era chi per questo lo criticava. Ma di diventare famoso non ne voleva sapere. Gli interessava solo che si sapesse cosa succedeva davvero in Siria, in cosa consistesse la rivoluzione dei curdi del Rojava in cui credeva così tanto da essere pronto a sacrificare la sua stessa vita. Come alla fine è accaduto.

Lorenzo ha compiuto un gesto che in tanti non facciamo: si è schierato. Ha scelto da che parte stare. Non si è limitato a parlare, non ha solo espresso sui social la propria indignazione, né ha tenuto la testa bassa andando avanti con la propria vita, senza curarsi di ciò che gli accadeva intorno.

Quelli che ogni giorno camminano con lo sguardo basso siamo noi. Sono io.

In Siria Lorenzo mi ha detto di aver trovato la libertà. È stata la prima volta in cui ho sentito pronunciare quella parola con sentimento e non con la banalità con cui esce ogni giorno dalla nostra bocca. Perché in Italia, in Occidente, molto spesso la “libertà” è una parola vuota o peggio, carica di un significato totalmente errato.

Perché essere liberi non vuole dire poter scegliere tra 10 diversi detersivi per i nostri vestiti o avere accesso alla rete così da poter pubblicare le foto del nostro ultimo sabato sera in un bar. Vuol dire essere chi siamo, prendere posizione, difendere ciò in cui crediamo non solo per noi, ma anche per gli altri.

“Ora un po’ di speranza ce l’ho e me la tengo ben stretta”, mi ha detto nella nostra ultima conversazione.

“La speranza è che prima o poi ci si svegli dal torpore per unire le forze e cambiare davvero il mondo”.

Adesso un po’ di speranza ce l’ho anche io.

Grazie Lorenzo. I martiri non muoiono mai.

Ti potrebbe interessare
Esteri / Record di esecuzioni in Arabia Saudita: giustiziate 330 persone soltanto nel 2024
Esteri / Iran: il governo revoca il bando a WhatsApp e Google Play
Esteri / Nave cargo russa affonda nel Mediterraneo: il giallo sul trasporto di armi dalla Siria
Ti potrebbe interessare
Esteri / Record di esecuzioni in Arabia Saudita: giustiziate 330 persone soltanto nel 2024
Esteri / Iran: il governo revoca il bando a WhatsApp e Google Play
Esteri / Nave cargo russa affonda nel Mediterraneo: il giallo sul trasporto di armi dalla Siria
Esteri / Donald Trump vuole il controllo della Groenlandia e del Canale di Panama
Esteri / Paesi Bassi: 5 condannati per gli scontri di Amsterdam con i tifosi israeliani del Maccabi Tel Aviv
Esteri / Mi manda Donald Trump: ecco chi è Tilman Fertitta, nominato prossimo ambasciatore Usa in Italia
Esteri / Raid di Israele a Gaza City: ucciso un operatore della Protezione civile. Almeno 45.338 morti nella Striscia dal 7 ottobre 2023. Qatar: "I colloqui per la tregua continuano". Tel Aviv chiede una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza Onu per condannare gli attacchi Houthi. Il ministro della Difesa Katz: "Prenderemo di mira i leader del gruppo in Yemen". Il governo Netanyahu ordina altri missili
Esteri / La battaglia dell’Antitrust a Google sul caso Chrome
Esteri / Guerra in Ucraina, Donald Trump: “Vladimir Putin vuole un incontro il prima possibile”. Ma Mosca frena
Esteri / Gaza: oltre 45.300 morti dal 7 ottobre 2023. Al-Jazeera: “Altre 14 vittime nei raid odierni di Israele". Israele, attentato contro un soldato a Gerusalemme: ferito l'aggressore. Libano: il premier Mikati visita le postazioni militari nel sud. Siria: il leader di Hts riceve a Damasco il ministro degli Esteri giordano Safadi