Eni o Regeni? L’Italia torna a bussare ad al-Sisi per il gas. Letta: “Sia fatta prima giustizia”
Dopo l’accordo firmato lunedì scorso da Draghi con l’Algeria, l’Italia è tornata a bussare anche all’Egitto per diversificare le sue fonti d’approvvigionamento di gas naturale, nella ricerca di una maggiore autonomia dal gas russo. In una nota Guido Brusco, direttore generale Natural Resources di Eni, ha fatto sapere di aver firmato un nuovo accordo con il presidente di Egas, Magdy Galal, che permetterà al nostro Paese di usufruire complessivamente di 3 miliardi di metri cubi di gas liquido egiziano nel 2022.
L’accordo con il Cairo tuttavia porta con sé anche problemi di natura politica. Le critiche più dirette sono arrivate dal segretario PD Enrico Letta, che si è detto “molto dubbioso” sull’accordo, in particolare dopo i contrasti tra le autorità giudiziarie dei due Paesi in merito al caso Regeni (qui gli ultimi aggiornamenti). Il governo egiziano infatti si è sempre rifiutato di collaborare nelle indagini per scoprire gli assassini del giovane ricercatore, ma gli inquirenti italiani non si sono rassegnati e piano piano sono riusciti a risalire a nomi, numeri di tesserini, date di nascita e finalmente anche ai volti dei sequestratori, torturatori e assassini di Giulio Regeni.
Nel corso dell’ultima udienza del processo contro i quattro membri della National Security Agency del Cairo accusati della morte del ricercatore, la Corte di Assise di Roma ha deciso per una nuova sospensione a causa della mancata iscrizione a domicilio degli imputati dopo che le autorità nordafricane si sono rifiutate di collaborare nel fornire i loro indirizzi, una forma di ostruzionismo mascherato da formalismo giuridico. Letta ha sottolineato che si tratta di una vicenda che ormai va oltre la drammaticità della singola vicenda personale, divenuta oggi simbolo della necessità di difendere i diritti umani e fare giustizia.