L’India ha approvato il testamento biologico per i malati terminali
I giudici indiani hanno affermato che il diritto di morire con dignità è un diritto fondamentale e che le disposizioni anticipate di trattamento redatte dalle persone dovranno essere approvate dai tribunali
La Corte Suprema dell’India ha stabilito che le persone potranno redigere “testamento biologico”, nel senso che potranno essere sottoposte a quella che viene definita “eutanasia passiva”.
Ciò significa che le cure mediche potranno essere interrotte per accelerare la morte di una persona, se verranno seguite linee guida rigorose.
Questa decisione potrà essere applicata ai pazienti affetti da malattie terminali e che si trovano in uno stato vegetativo.
Il testamento biologico in sé esprime i desideri del paziente su quali cura vorranno ricevere in caso di gravi malattie. In questo articolo spiegavamo cosa prevede in materia la legge italiana.
I giudici indiani hanno affermato che il diritto di morire con dignità è un diritto fondamentale e che le disposizioni anticipate di trattamento redatte dalle persone sotto forma di testamento biologico dovranno essere approvate dai tribunali.
“Quella di oggi è una sentenza storica perché arriva in un momento in cui la scienza medica consente ai pazienti di essere mantenuti in vita con mezzi artificiali per molto tempo tra atroci sofferenze”, ha detto Vipul Mudgal, il portavoce del gruppo che ha redatto la petizione a favore del biotestamento.
Nel 2011, l’alta corte indiana aveva stabilito che il supporto vitale poteva essere rimosso per i malati terminali in circostanze eccezionali.
Non è chiaro, tuttavia, come i tribunali riusciranno a garantire che i testamenti redatti in vita non saranno stesi sotto coercizione.
Nei mesi passati sono pervenute diverse richieste di eutanasia attiva – qualsiasi atto che aiuti intenzionalmente un’altra persona a uccidersi – che sono state respinte da tribunali e autorità.
Nel 2008, Jeet Narayan, un uomo dello stato dell’Uttar Pradesh, scrisse all’allora presidente indiano Pratibha Patil chiedendo il permesso di porre fine alla vita dei suoi quattro bambini paralizzati e costretti a letto. Il presidente aveva respinto l’appello.